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Locke

Regia di Steven Knight vedi scheda film

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La recensione su Locke

di scandoniano
8 stelle

locandina

Locke (2013): locandina

Alla fine del suo turno di lavoro, Ivan Locke si mette alla guida dell’auto e comincia a parlare al telefono. Parla di un evento che gli ha sconvolto la vita: l’imminente nascita di un bambino al di fuori del matrimonio. Per assistere la partoriente, seguendo il senso di responsabilità, l’uomo manda all’aria quanto fatto fino ad allora nella sua soddisfacente esistenza.

Primo piano su Tom Hardy, specchietto retrovisore che inquadra i sediolini posteriori, autostrada, computer di bordo con telefonata in arrivo/in uscita: in “Locke” il montaggio di Justin Wright ha quasi il metronomo. E la scelta delle riprese in real time alla fine paga. Il secondo, atteso, lavoro di Steven Knight è un film splendidamente realizzato, ricco di metafore, di spunti di profonda riflessione, ma soprattutto basato su una sceneggiatura molto originale. Wright non narra difatti la storia in maniera convenzionale, bensì la srotola mano a mano, giocando con lo spettatore, che apprende delle vicende del protagonista in modo graduale, attraverso l’interazione di Locke col resto del mondo mediante l’uso del telefono (e del bluetooth).

Tom Hardy

Locke (2013): Tom Hardy

 

Tom Hardy tiene la scena per quasi 90’ da solo, con una curiosa concomitanza di tempo della visione e tempo della storia. Locke è un uomo solo, e non perché sia senza un compagno di viaggio, ma perché i suoi pensieri non hanno contraltare e le sue decisioni sono frutto soltanto della sua mente. Il senso di responsabilità di Ivan Locke gli fa perdere tutto quanto accumulato faticosamente in una vita intera (moglie, lavoro, figli). Ma almeno è artefice del suo destino, il suo futuro è frutto di scelte arbitrarie che porterà ad un finale troncato, che lascia tanti interrogativi. Ma vista la struttura del film, per cui le vicende sono narrate in tempo reale, lo spettatore può conoscere soltanto quanto compreso nei 90’ di pellicola; tutto ciò che c’è oltre la sua durata (il futuro di Locke, per esempio) non è dato conoscerlo. Ma, d’altronde, non è così anche nella vita comune, per cui si conosce il presente ma non il futuro?

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