Regia di Steven Knight vedi scheda film
Un solo attore sulla scena, un'automobile che viaggia in autostrada a velocità di crociera, il dispositivo del vivavoce in cabina auto perpetuamente acceso, l'azione che si svolge in un'ora e venti, in tempo reale. Ivan Locke (interpretato da un Tom Hardy diversissimo da quello che abbiamo visto in Bronson e ne Il cavaliere oscuro - Il ritorno) ha commesso un errore: durante una notte in cui alzò un po' il gomito mise incinta una donna che adesso sta per partorire il frutto di quella scappatella. Lui ha deciso di mettere riparo a quell'errore, si sta recando verso l'ospedale rinunciando a seguire i lavori da capo cantiere per il basamento di un enorme palazzo in costruzione che attende l'arrivo di più di duecento camion carichi di calcestruzzo. Nel frattempo racconta tutto alla moglie.
A brevissima distanza dal mediocre Redemption il regista Steven Knight si produce in un kammerspiel a bassissimo costo, estremo, in unità di luogo, tempo e azione, sulla falsariga de I prigionieri dell'Oceano, 127 ore e Buried. La suspense non manca ma il senso complessivo del racconto, ancora una volta sul tema della redenzione portata al suo estremo, è del tutto inverosimile.
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