Regia di Steven Knight vedi scheda film
Un viaggio al termine della notte, célinamente moderno, claustrofobico, con la stroboscopìa delle luci che accarezza il metallo dell'auto, dentro cui è chiuso un gigantesco Tom Hardy, che nei panni di Ivan Locke, capocantiere di chiara fama, va incontro alla disgregazione della sua vita, come fosse calcestruzzo di cattiva qualità. Un unico attore, un telefono bluetooth e il dialogo fermo, sicuro, di grande caratura etica e morale, che l'uomo Ivan Locke intraprende con i personaggi principali della sua vita, dalla moglie, al datore di lavoro, alla donna, altra, "così sola e fragile", verso cui pare avviarsi, come un riscatto per la propria vita e per quella di un passato che lo ha segnato per sempre. Un film geniale, che nei suoi ottanta minuti avvolge implacabilmente, imperniato sulla prova d'attore assoluta di Hardy, sul suo viso attraversato da luci e da ombre, non solo riflesse dal di fuori. E lo script dello stesso Steven Knight è a prova di bomba. Una "semplice svolta del destino", e tutto svanisce, in una notte, come la cosa cosa più fragile, per sempre. Molto, molto bello.
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