Regia di Steven Knight vedi scheda film
Utilizzando i mezzi e i simboli del road movie, S.Knight ne ribalta completamente i contenuti. Lo spazio circoscritto dell’auto non rappresenta più la fuga dalla realtà, l’allontanamento dal quotidiano deludente, il desiderio ribelle e sognante verso ipotetiche frontiere attraversate da strisce d’asfalto su cui lasciare il segno del proprio passaggio. Dentro l’auto, e Cronenberg o Carax lo hanno indicato in tempi recenti, l’uomo vive realmente ciò che è, costruisce i presupposti di finzione con cui si misura all’esterno, si tratti di lavoro, di rapporti familiari, di amore. L’automobile è diventato il suo vero habitat, l’unico possibile, in termini di tempo, di elaborazione dei pensieri, di organizzazione delle relazioni. Non è il mezzo con cui perseguire il suo sogno ingenuo di evasione o di antagonismo romantico contro il sistema. E’ la sua corazza di difesa dall’esterno, è il guscio dell’anima messa a nudo. Ivan Locke è naturalmente in macchina, unica inquadratura di tutto il film, quando riceve una telefonata che rimetterà in discussione tutta la sua vita. Attraverso telefonate varie(con collegamento bluetooth, e sponsor Bmw che ringrazia e forse finanzia il film) il bravo S.Knight intercala con una fitta tessitura dialoghi, silenzi, rumori di fondo, musica. Il tono cresce spasmodicamente, inchioda alla sedia lo spettatore che si fa trascinare in pieno dentro i ragionamenti del protagonista e se ne assume anche il carico emotivo. Spettacolarizzazione della normalità, i dialoghi sono banalmente autentici, ricorrenti, l’immedesimazione in questo prototipo della vita schizofrenica dell’oggi è totale e convincente. Ottima la prova d’attore dell’unico personaggio visibile nel film, Tom Hardy alias Locke, dà non solo il suo volto interessante alla vicenda, ma la sua voce con quelle che sentiamo attraverso il telefono, difficilmente se doppiata restituirà lo stesso calore e la stessa intensità. Locke rimane una riflessione sulla qualità (se così possiamo definirla ancora) della vita di questa epoca, a quali condizionamenti viene sottoposto l’uomo, ai suoi doveri sociali, alla distanza che divide la sua solitudine, la sua unicità, da quei valori che indicano i parametri della felicità e della condivisione di essi, alle verità alle quali il comportamento dell’essere umano si espone suo malgrado. E la macchina intanto va, e sembra non fermarsi mai.
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