Regia di Errol Morris vedi scheda film
Morris gioca con l'iconografia della sigla di "House of Cards" - inquadrature di Washington a tempo accelerato - addirittura uno stesso punto di vista su una strada trafficata sulla sfondo del Campidoglio.
Il film procede per montaggi incrociati tra il volto granitico di Rumsfeld e panoramiche molto ampie: la mdp indugia spesso qualche secondo in più per cogliere qualche incertezza nello sguardo dell'ex Segretario alla Difesa, ottenendo spesso solo un mezzo sorriso che cade tra il diabolico e il simpatico.
L'equazione Rumsfeld = Frank J. Underwood regge per quasi tutto il film, ma lo stesso Morris sa che la realtà è comunque più complessa di una serie TV - Rumsfeld crede in quello che fa ed è convinto della giustezza delle sue azioni, nonostante i risultati negativi. La rete retorica e filosofica che ha costruito intorno al mondo ed intorno a sè auto-sostiene quasi ogni convinzione e la sfida con il regista per trovarvi una crepa è quasi vinta. Se non fosse per quel passo falso nell'interpretare l'espressione "Unknown Known" - il Rumsfeld del 2013 dà una lettura opposta a quella del suo stesso memo.
Forse anche il roccioso repubblicano si è perso dentro il suo labirinto.
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