Regia di Errol Morris vedi scheda film
Bisogna avere una certa faccia tosta per pronunciare riferendosi alla morte di Saddam Hussein frasi del tipo: “Gli Stati Uniti non sono mai andati in giro ad uccidere capi di stato”. Così come bisogna anche avere pazienza e mettere da parte le proprie opinioni politiche personali per seguire il racconto degli “ignoti fatti noti” che l’ex segretario alla difesa statunitense Donald Rumsfeld intavola, inquadrato costantemente e interrogato dal regista Errol Morris.
Facendo riferimento alle trascrizioni dei messaggi personali e istituzionali registrati dalla sua diretta voce sul proprio dittafono, Rumsfeld ripercorre oltre mezzo secolo di storia americana fornendo la sua versione dei fatti, che coincide ovviamente con quella contenuta nei documenti ufficiali conservati negli archivi. Da Saigon alla questione talebana, passando per le controversie personali durante il secondo mandato di Bush jr. e la guerra in Iraq post-11 settembre, Rumsfeld non teme alcuna domanda e risponde con il suo fare sardonico, che in più di un’occasione ruba un sorriso allo spettatore. Politico esperto e grande stratega, dimostra di essere a proprio agio con le parole, di saperle modulare a propria difesa e di aver fatto dell’arte dell’oratoria e della retorica uno dei suoi principali campi di battaglia.
Anche le domande più ostiche alle quali risulta difficile trovare risposta sono accolte dall’intervistato, che smorzando i propri toni si trincera dietro a laconiche e vaghe asserzioni di dubbio, senza perdere in alcun modo lo spirito che lo caratterizza. Gran merito di Morris è quello di non cercar fronzoli e di affrontare di petto le questioni più spinose, soffermandosi in particolar modo sulla lotta contro il terrorismo. Non manca poi di notare una nota di compiacimento nell’ex segretario quando ribadisce che la tanto osannata politica estera di Obama non sia così diversa da quella del suo predecessore, vantando una sorta di primato decisionale che ancora nessuno ha osato rompere.
Senza essere vanesio o autoreferenziale, Rumsfeld sciorina dati e circostanze a memoria mentre Morris gli affianca filmati di repertorio, immagini televisive e titoli di giornali non sempre lusinghieri. Uno dei meriti di The Unknown Known è anche quello di non nascondere il rapporto di amore e odio che l’ex segretario aveva con i mass media, da lui indirettamente manipolati durante le sue conferenze stampa spettacolo.
L’immagine iniziale del documentario – una oceanica distesa d’acqua – ribadisce, qualora ve ne fosse bisogno, che le parole e i discorsi di Rumsfeld sono sì numerosi ma anche capaci di affogare nella profondità di misteri che mai nessuno scoprirà, come quei tesori sommersi che i leggendari pirati di certa narrativa ancora ricercano.
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