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Sacro GRA

Regia di Gianfranco Rosi vedi scheda film

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La recensione su Sacro GRA

di mm40
6 stelle

Impresa ambiziosa e riuscita, quella di Gianfranco Rosi: raccontare l'umana 'romanità' attraverso una serie di scene quotidiane che si sviluppano sopra o nei dintorni del Grande Raccordo Anulare. Ciò che funziona nella docu-fiction (ricostruzione a soggetto di scene documentarie) è senz'altro la narrazione sciolta, nel corso della quale - a secco, totalmente, delle musiche o di qualsiasi altro commento sonoro esterno - le vicende di svariati personaggi vengono raccontate, accavallate e fondamentalmente anche intersecate fra loro, sebbene gli stessi protagonisti si ignorino fra di loro a vicenda. Ma fra le pecche non si può non citare una certa parzialità del materiale raccolto: certo, in appena novanta minuti era difficile dire tutto, ma da questa pellicola traspare poca Chiesa, poca immigrazione, poca delinquenza e soprattutto nessuna politica, tutte caratteristiche fondamentali del contesto descritto; sembra piuttosto che a Rosi interessino i romani veri e propri (ma quanti ce ne sono, sui milioni e milioni di esseri umani che percorrono il GRA senza sosta?), affidando i ruoli più carichi di emozioni a loro (l'infermiere, l'anguillaro e soprattutto l'entomologo) e lasciando per gli altri qualche macchietta o parte comunque meno incisiva (i trans, il piemontese logorroico, il dj asiatico). In Sacro GRA, fondamentalmente, non succede nulla: e succede tutto, proprio come dentro a una palma infestata da minuscoli insetti famelici, impegnati in un 'pasto indegno' che ricorda tanto quello dei cannibali motorizzati che solcano instancabilmente i 68 km della tangenziale capitolina. Scritto da Niccolò Bassetti e dal regista, il film non prevede alcun attore professionista, ma nel complesso i protagonisti neorealisticamente presi dalla strada per interpretare sè stessi funzionano, chi meglio e chi peggio, molto bene; Leone d'oro a Venezia, dove Rosi aveva già raccolto premi minori con i suoi lavori documentaristici precedenti. Dopo il surreale Raccordo di Fellini in Roma (1972) e lo sketch demenziale/satirico di Venditti/Guzzanti, ecco un sincero 'omaggio impietoso' a uno dei maggiori simboli della città eterna. 6,5/10.

Sulla trama

Con la neve o con il sole, la notte come il giorno, in qualsiasi momento dell'anno le vite di milioni di romani (adottivi, nativi, pendolari, turisti, emigranti) si snodano attorno all'anello stradale che circonda la Capitale: il Grande Raccordo Anulare.

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