Regia di Gianfranco Rosi vedi scheda film
Sacro, etilomogicamente come ciò che è inattingibile, che sta al di là. Al di là (e al di qua: comunque intorno) del Grande Raccordo Anulare, quella cintura urbana (con i suoi 70 chilometri è la più lunga d'Europa) che incorona Roma come fosse un anello di Saturno. È in questo spazio che il documentarista Rosi, primo cineasta a essersi aggiudicato il massimo alloro a Venezia senza presentare un film di finzione, ha girato più di 200 ore di filmato per tre anni e montato il materiale per otto mesi. A fronte di numeri così generosi, non poteva che scaturire un'opera personalissima, che ricalca lo stile e lo sforzo del precedente Beyond sea level. In quel non luogo che è il GRA troviamo un barelliere del 118, un cavaliere di Malta che affitta la sua enorme abitazione pacchiana per feste, matrimoni e fotoromanzi (esistono ancora?), un nobile decaduto e sua figlia costretti in un appartamento minuscolo, un entomologo che ha dichiarato guerra al punteruolo rosso, responsabile dell'ecatombe di palme in tutta Europa, un pescatore di anguille, due prostitute attempate, due cubiste e altri scampoli di umanità variamente assortita. Storie di solitudini e vite ai margini ambientate in una capitale che meno da cartolina non si potrebbe, fotografata, quasi sempre con la macchina da presa immobile (c'è la supervisione di Bigazzi), nei suoi angoli più remoti e degradati, spesso dall'alto, o dal basso, con gli aerei che passano rombando sopra le case della zona prossima a Ciampino. Un viaggio affascinante e straziante in una città che di eterno ha ormai soltanto il traffico.
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