Regia di Nikita Mikhalkov vedi scheda film
Film di delicato manierismo, sobria parabola sull'arte e sul potere,Schiava d'amore (1976) rivisita la "fabbrica dei sogni" all'epoca del muto riproponendola come metafora dell'intera esistenza umana.
E probabilmente questa è stata la tentazione suggestiva che ha sedotto il regista (all'epoca delle riprese trentenne) inducendolo a girare questa interessante opera di "cinema nel cinema": Schiava d'amore è infatti anche il titolo del film nel film, quello che - come ci viene raccontato dalla storia - è in corso di riprese nella fatale estate del 1917, anno in cui è ambientata la pellicola..
Michalkov descrive magistralmente la vita pigra della troupe, resa ancor più sonnacchiosa dalla continua mancanza di pellicola e dagli incidenti vari che impediscono il il regolare procedere della lavorazione.
Ogni tanto però la brutalità della storia irrompe sul set con le frequenti incursioni delle guardie bianche alla costante ricerca di bolscevichi da fucilare, anche se i reazionari sembrano qui un pò "ammorbiditi" dal sottile fascino che emana il cinema.
Fra i cineasti c'è anche l'operatore Viktor (del quale è innamorata l'affascinante e famosa diva protagonista del film) che è in contatto con la resistenza, alla quale fornisce prove filmate della crudeltà della repressione.
Viktor viene scoperto, catturato e ucciso, I suoi compagni e la stessa attrice, cercheranno di vendicarlo, ma la fine resta incerta e il film si conclude con la scena in cui la donna, inseguita dai cosacchi a cavallo, fugge non si sa dove, a bordo di un tram elettrico.
Un interessante "esercizio di stile" dunque che si tramuta alla fine in appassionato messaggio di libertà.
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