Regia di David Trueba vedi scheda film
Tratto da una storia vera, una divertente e malinconica commedia spagnola con tre ottimi attori protagonisti, capace di fare incetta di premi Goya.
Edizione 28 dei premi Goya, che sono praticamente gli Oscar della Spagna, svoltasi il 9 febbraio 2014.
In occasione della cerimonia ben sei premi furono assegnati al film di David Trueba La vita è facile ad occhi chiusi.
Si tratta di una storia vera di Juan Carrión Gañán (qui chiamato Antonio), professore di lingua inglese che nel 1966 si recò in viaggio in Almeria per incontrare il suo idolo John Lennon. Durante il viaggio Antonio carica con se' in macchina una ragazza incinta (interpretata da Natalia de Molina) e un giovane di famiglia problematica (Francesc Colomer).
A questo punto il film diventa un road-movie, con chiare tracce da racconto di formazione.
I nostri tre personaggi rappresentano un movimento di ribellione civile, in ricerca di una libertà, in un contesto quale la Spagna anni '60, in piena dittatura (Francisco Franco vi dice nulla?).
Il film è contenuto, misurato, ma divertente e tenero. Un giusto connubio tra l'umorismo più semplice e quel fondo di malinconia che pervade le esistenze dei protagonisti.
Ciò che fa ulteriormente innalzare il livello sono gli attori: ottimo il protagonista, interpretato da Javier Càmara. Molto bravi le due spalle e buoni i membri del cast di contorno, nonostante un livello di fama generalmente basso.
Questi attori si dimostrano capaci di mantenere di livello costante l'interesse dello spettatore per tutta la durata del film.
Una secca e abbagliante Almeria funge poi da degno contorno per i movimenti fisici/sentimentali dei protagonisti.
Insomma, sì, l'ho apprezzato come film.
Non è un capolavoro comunque, ne' di originalità ne' registicamente (è abbastanza televisivo sotto questo profilo), e magari sei premi ai Goya sono stati un po' troppi (non posso però giudicare su questo aspetto visto che gli altri film in gara, eccetto lo spassoso Le streghe son tornate di Alex de la Iglesia) ma direi che il suo scopo lo ha pienamente raggiunto: divertire lo spettatore, facendolo riflettere anche su una realtà storica spesso poco riconsiderata.
E questo è ciò che conta alla fine.
Voto: 7+/10.
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