Regia di Rolando Ravello vedi scheda film
Sarà perché ormai porto Edoardo Leo in palmo di mano ed anche l'Ambra non mi è mai dispiaciuta, fin da quando giocava con le Barbie, ma sono uscito dal cinema temprato e riconciliato.
Prima di tutto con un'idea di cinema che può, se vuole, essere fresco, pimpante, profondo, leggero e riflessivo o tutte le cose insieme regolando sapientemente le dosi.
Eppoi convinto che gli interpreti siano fondamentali.
Roberto e Bea si conoscono sotto casa dell'analista che entrambi frequentano.
Complessato e cleptomane lui, narcolettica con frequenti perdite di memoria lei, entrambi a seguito grossi choc emotivi adolescenziali.
Sono due universi estranei quelli che si incontrano, e qualche eccentricità collimante è complice del loro apparente “urtarsi” in quel quotidiano che li vede costantemente in difesa.
“Mi cacciano sempre” Racconta Roberto, autore di favole strambe, attratto da Bea, tenera maestra racchiusa in una boccia di cristallo che non tollera il minimo scossone.
E scossoni ce ne saranno invece.
E scuoteranno anche l'animo di chi si è seduto in poltrona con l'idea di farsi principalmente due risate e viene portato per mano, invece, in un'altra favola stramba, come quelle di Roberto, che per riconquistare il suo amore e la sua serenità perduta, dovrà scrivere quella più bella.
Senza contare l'ormai testata versatilità di due attori padroni di scena e personaggi.. (direi che Leo ormai è il nostro piccolo Bradley Cooper..), in grado di farci intenerire ed un attimo dopo rovesciarci addosso prorompente ilarità.
No. Non ci sono draghi da combattere e neanche traccia dell'imminente arca in 3D di Russell Crowe in questo piccolo, premuroso e delicato film.
Ma piove bel cinema. Questo è sicuro.
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