Regia di Rolando Ravello vedi scheda film
Ci ricorderemo di loro, perché sono la coppia più bella del mondo delle favole contemporanee. Edoardo Leo e Ambra Angiolini, cleptomane lui narcolettica lei, si conoscono sotto il portone dell’analista e si scoprono reciprocamente malati e curabili. Se amare è venirsi incontro, lui le disegna strisce pedonali per farla attraversare, e l’ossessione di camminare in linea retta si stempera in un passo a due ai giardini. Lui smette di rubare cianfrusaglie, lei appiccica la foto di lui nel diario: il librone rosso contenente tutta la sua esistenza tornerà utile, quando i ricordi a breve termine verranno meno. Ma infine la ricostruzione della vita sarà affidata a un’altra favola, perché lui è uno scrittore di peculiari racconti per l’infanzia che iniziano pur sempre col “c’era una volta”. La seconda regia di Ravello, su sceneggiatura adattata da una pièce (di Massimiliano Bruno per gli stessi attori), si apre su un cortile e resta socchiusa, come la memoria che ci costruiamo giorno per giorno affrontando paure più o meno patologiche. Esempio rinfrescante del piacere di narrare storie, echeggia il miglior Peter Segal (50 volte il primo bacio) col delizioso impaccio di Edoardo Leo al posto del grandioso corpo malincomico sandleriano. Scritto con la leggiadria e la scorrevolezza che ancora t’aspetti dal nostro cinema (Paolo Genovese è tra gli autori, e si legge tra le righe), è un film teneramente atipico, impregnato della luce inconfondibile di Roma eppure libero dalle contingenze dei luoghi in forza di un’aura quotidiana e meravigliosa.
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