Regia di Martin Provost vedi scheda film
Ottima cinebiografia che celebra la figura, umana ed artistica, fragile e potente assieme, gioiosa e sofferente a seconda delle circostanze, intraprendente e tutto fuorchè arrendevole, della scrittrice “per caso” Violette Leduc, piccola trafficante al mercato nero ai tempi della Seconda Guerra, di padre ignoto e per questo ed altri traumi divenuta il cantore della effimera condizione umana, tutta protesa a trovare felicità e realizzazione, ma infine tragicamente piegata all'oblio e alla comune indifferenza.
Violette ha modo di conoscere, infatuarsi e frequentare una vera e propria corte di mecenati, uomini d'arte e di cultura, che trovano in Simone de Beauvoir la sua principale artefice utile per lanciarla nel mondo della scrittura: lei, Violette, ragazza del popolo, poco istruita ma scaltra e con uno spiccato senso degli affari che le consente di sopravvivere egregiamente alle miserie di una guerra interminabile e spossante. L'altra, Simone, donna sensibile e intransigente, benestante ma insofferente nei riguardi delle convenzioni che spingono la donna ben più che l'uomo a confrontarsi con passi obbligati e scelte costrittive come il matrimonio.
Simone che vede in Violette la forza della ribellione, ed intuisce la potenza delle invettive che la donna lancia nei suoi scritti pieni di rabbia e di disperazione.
Violette si innamora della celebre affermata scrittrice, mentre quest'ultima ne rifiuta gentilmente ma con fermezza la corte rimanendo tuttavia colpita dalla potenza di uno stile di scrittura forse acerbo, ma vivo, vitale, disperato e puro di chi vuole farsi ascoltare.
“Asfissia”, la sua opera d'esordio, fece fatica a farsi conoscere, nonostante gli incoraggiamenti dell'intellighenzia dell'epoca, tra i quali riconosciamo Jean Genet, Albert Camus, che si interessò per pubblicarlo, e pure Jean Paul Sartre e Jean Cocteau.
Martin Provost, dopo il lodevole Seraphine e il coraggioso Où va la nuit, dirige con abilità una storia di vita intensa e senza melodrammi facili o tendenziosamente rassicuratori; un racconto lucido e schietto che non si nasconde dietro inutili vezzi o falsi pudori.
Emmanuelle Devos, giunonica e carnosa, col suo sguardo traverso e le sue labbra morbide, indovina ancora una volta un grande ritratto di donna ed artista, ma pure Sandrine Kimberlain, attrice al contrario di questa esile e quasi eterea, da me sempre guardata con sospetto o comunque non con la dovuta attenzione, dà una gran prova di sé nell'interpretare il personaggio cardine di Simone de Beauvoir, donna sensibile ma anche umanamente fredda, che comprende, quasi invidia la sua sfortunata amica per la passione e la potenza espressiva che un dolore di vivere riesce a regalare.
Violette con La bastarda, autobiografia di una donna senza natali, troverà il risarcimento della fama e del successo, restando tuttavia una donna malinconica e perennemente sospesa tra una felicità individuata, ma sempre troppo lontana ed irraggiungibile, per quanto vicina o almeno plausibile, in una vita ingiusta e ingrata.
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