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We Are the Best!

Regia di Lukas Moodysson vedi scheda film

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La recensione su We Are the Best!

di mm40
4 stelle

Tre ragazzine di tredici anni in un paesino svedese decidono di mettere su un improvvisato gruppo punk. E' il 1982, il punk è già passato di moda e soprattutto la mentalità chiusa del luogo fa sì che le tre piccole musiciste-provocatrici trovino davanti a loro parecchi ostacoli.

 

Quella di We are the best! è una piccola fiaba moderna o quasi, pervasa da uno sguardo nostalgico al 1982, anno nel quale il regista aveva effettivamente i 13 anni delle protagoniste di questo film. Le follie e i sogni, le crisi di identità e le disperate ricerche di punti fermi da parte di tre adolescenti provinciali svedesi incrociano il loro cammino con quello del punk, meteora in caduta libera; Moodysson, anche sceneggiatore (da un soggetto della moglie Coco), mette in scena alla sua maniera - cioè sostanzialmente alla scandinava: luci alte, montaggio drastico, dialoghi iperrealistici - una storia di pochi fatti e personaggi, ma ricca di spunti. Spunti di riflessione, ma nulla di nuovissimo su questo versante: la mentalità gretta e machista del paesino svedese dei primi anni '80 non è più di tanto distante da quella ancora largamente diffusa oltre trent'anni dopo, e non solo in patria, cosa che non costituisce certo grandiosa novità. Spunti morali: qualcosina di apprezzabile qui si intravede, fra vaghe istanze femministe e idealismi sociopolitici che il movimento punk portò in auge con sè; certo però che prendere la parte di tre ragazzine indifese non è per lo spettatore una difficile impresa. Spunti di nostalgia, tornando daccapo: erano quelli i tempi dell'Est russo contro l'Ovest americano e Moodysson sembra volerci dire che in fin dei conti si può rimpiangere anche la minaccia del conflitto mondiale atomico, a patto che ci venga restituita la purezza e l'incoscienza (fin troppo cosciente, talvolta, in realtà) della musica 'ribelle' di fine anni '70. Non male le tre giovani interpreti centrali, mancano nomi di richiamo per il grande pubblico; dopo il mezzo passo falso di Mammooth (2009) Moodysson attende quatto lunghi anni per piazzare un lavoro fin troppo patinato (anche e soprattutto nei toni) per gli standard del regista, piacevole certamente, ma dai contenuti evidentemente meno incisivi di quanto ci si potesse aspettare dall'autore di pellicole clamorose come Lilja 4-ever o Fucking Amal. 4,5/10.

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