Regia di Lukas Moodysson vedi scheda film
Bobo, Klara e Hedwig odiano lo sport, ma non solo. Detestano i compagni, la scuola, il mondo, talvolta i genitori e spesso la vita, nel modo magico e irripetibile dei tredici anni. Quando i litigi si sciolgono in risata nel tempo di un tragitto in autobus, le bravate si compiono con incoscienza contagiosa, i capelli si tagliano d’impulso nella vasca da bagno e poi si attorcigliano in capigliature punk con l’ausilio del tuorlo d’uovo. E a chi dice che «il punk è morto» ribattono mettendo su una band, a chi fa notare loro che non sanno neppure suonare uno strumento rispondono picchiando più forte sui piatti della batteria e sulle corde del basso. Nell’autobiografismo del materiale di partenza - un graphic novel intitolato Aldrig godnatt (“mai buonanotte”) scritto dalla moglie Coco, inedito in Italia - Lukas Moodysson trova una freschezza travolgente e la teletrasporta su schermo con la genuinità di un home movie e l’irruenza delle giovani, bravissime, protagoniste, lasciate spesso libere d’improvvisare. Non segue esattamente la parabola di un romanzo di formazione, We Are the Best, quanto piuttosto la mappatura erratica di un territorio, quello adolescenziale, in cui l’identità si costruisce a tentoni, tra un errore idiota e una burla scema, e l’autoaffermazione di sé è fondamentale quanto ogni irragionevole dubbio. L’ambientazione anni 80 e l’età terribile di Bobo, Klara e Hedwig non si macchiano di nostalgia, ma strabordano di energia e speranza: il punk non è morto e loro sono, sul serio, le migliori.
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