Regia di David Mackenzie vedi scheda film
Di film che trattano il mondo carcerario è piena la storia del cinema per cui diventa difficile distinguersi in maniera originale. Va tuttavia dato atto a Mackenzie di aver confezionato un buon film, cupo ed avvincente, dove si uniscono le consuete guerre interne tra detenuti ad una più sottile analisi di quanto la violenza generi solo altra violenza. E l'ha generata fisicamente anche tra padre e figlio, che si reincontrano in carcere dopo molti anni, avrebbero da raccontarsi una vita, ma sono come stritolati dalle leggi non scritte della galera, dove a sopruso corrisponde predominio ed a padrominio la sopravvivenza stessa. Solo nella seconda parte tutto sembra sfuggire di mano, contorcendosi in un continuo rovesciamento delle parti, ma ciò non toglie comunque al film la capacità di indagare un mondo senza speranza con gli occhi di un padre e di un figlio destinati a perdersi nuovamente per sempre.
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