Regia di Pawel Pawlikowski vedi scheda film
Ida è una ragazza polacca ospite di un convento. Cresciuta insieme alle suore che lo abitano, ella stessa è una novizia. La sua unica parente reperibile è Wanda, una zia, che non ha mai voluto incontrarla. Pertanto, prima di prendere i voti, Ida è inviata a conoscerla. Wanda rivela ad Ida le sue origini ebraiche e sceglie di accompagnarla nella località ove vissero i genitori, scomparsi negli anni della guerra. Dunque, zia e nipote si mettono in viaggio scoprendo la verità sugli eventi del passato; per Wanda ciò segna l'epilogo di una vita tormentata, per Ida, la possibilità di conoscere il mondo e fare delle scelte. Il regista Pawel Pawlikowski realizza un film di formazione e denunzia sociale; sotto il primo aspetto, spicca la caratterizzazione delle due donne, molto diverse tra loro. Ida, da poco raggiunta la maggiore età, si affaccia alla vita. Cerca e trova la verità sulla fine dei propri genitori; conosce l'amore e la vita "mondana". Forse per l'acquisita consapevolezza dei gravissimi eventi del passato, i quali hanno interessato la sua famiglia ed il popolo ebraico, la "leggerezza" della sua contemporaneità le pare priva di significato e finalità; pertanto, sceglie di tornare in convento. La zia Wanda è una donna dalla doppia vita. In pubblico è conosciuta come magistrato severo ed "eroina" del socialismo; è però dedita a vizi, in particolare l'alcool. Anch'ella, evidentemente, percepisce la vacuità di tale esistenza. Nonostante le sue buone intenzioni, non è riuscita a salvare la propria sorella e la sua famiglia; ed anzi, il suo impegno civile l'ha resa complice involontaria di un regime che ha portato ulteriori dolori - dopo quelli generati dal nazismo - al popolo ebraico. Non trovando conforto in altro, e probabilmente vedendo sfumare la possibilità di "redimersi" diventando una sorta di seconda madre per la nipote, che pure per tanti anni ha ignorato, pone fine alla sua vita. Sotto il secondo aspetto, il regista ricorda come non furono solo i nazisti a fare del male agli ebrei; delle loro debolezza e difficoltà approfittarono tante altre persone, che l'occasione e la necessità, da "agnelli" trasformarono in "lupi". Il film è girato in bianco e nero ed in formato 4:3; i dialoghi sono ridotti al minimo e molti eventi sono raccontati com brevi ed incisive sequenze. Ambientazioni e contesti sono vari e contrastanti tra loro. Danno allo spettatore l'immagine di una società polacca che, da un lato, gode della "leggerezza" della modernità e guarda speranzosa al futuro, da un altro porta i segni delle sciagure degli anni della guerra e dell'immediato dopoguerra. Le attrici che interpretano Ida ed Eva svolgono il loro ruolo senza infamia e senza lode. Un buon film, tanto conciso quanto incisivo.
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