Regia di Pawel Pawlikowski vedi scheda film
Nella Polonia degli anni ’60, un’orfana che sta per prendere i voti viene momentaneamente affidata alla zia per darle la possibilità di riflettere sul suo futuro. L’impatto con la donna è freddissimo, anche per via dei caratteri opposti; tuttavia entrambe saranno disposte a convivere durante un viaggio “di formazione” alla ricerca della tomba dei genitori della ragazza.
Stoicità ed epicureismo, facce della stessa medaglia, quella esistenziale, che come in questo caso si toccano, si sfiorano ed abbandonano, per poi ritrovare la propria strada. Questo l’effetto del rapporto tra Wanda, la zia epicurea e viveur, e Ida, nipote col processo di socializzazione squilibrato (non conosce il suo nome, le sue origini, la sua storia), ma pronta a tutto in nome del trittico povertà, castità ed obbedienza. A prescindere. Per questo, in un eccesso di scrupolo e di zelo, la madre superiora manda Ida a conoscere la vita, affidandola alla zia Wanda, che le consentirà di bere, fumare, fare l’amore, come qualsiasi altro essere libero da dettami religiosi, con un finale che detta con chiarezza gli intenti di Pawlikowski e della co-sceneggiatrice Rebecca Lenkiewicz.
Di una lentezza allucinante, ma funzionale allo svolgersi delle vicende, Ida è un film tecnicamente ben fatto, bellissimo nella confezione, peculiare nella regia. A volte si ritrovano i personaggi adagiati sul fondo dell’inquadratura, con un taglio della stessa che è espressione di un punto di vista differente, talvolta addirittura straniante, quasi ad inquadrare nel profilmico anche un’entità divina (che osserva suor Anna/Ida nel suo percorso fuori dal convento). Molto caratteristico anche il ritmo e lo stile della regia, che sembra quasi adeguarsi all’andamento emozionale della protagonista e al suo atteggiamento: a lungo statica, in onore della rigidità (fisica e morale) della ragazza, si libera finalmente nel finale, con carrello e macchina a mano, quando i pensieri di Ida si dissipano e la decisione è presa. Da brividi la fotografia, candidata legittimamente all’Oscar, assieme ad una (più generosa) nomination a miglior film straniero.
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