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Ida

Regia di Pawel Pawlikowski vedi scheda film

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La recensione su Ida

di alan smithee
8 stelle

TFF 2013 - FESTA MOBILE
A Torino è ormai consuetudine che almeno un film in bianco e nero mi streghi ed affascini in modo particolare: è successo piu di una volta ad esempio durante la scorsa edizione con Tabù di Gomes e Blancanieves di Pablo Berger. Quest'anno toccherà, anzi e'  proprio accaduto con l'intenso e rigoroso film di Pawlikowski, con i suoi cieli plumbei e grazie a quei rami spogli di un inverno polacco che coinvolge pure i sentimenti e l'animo delle due protagoniste. Anna è una novizia che, nell'anno 1962, proprio poco prima di prendere i voti scopre di avere una zia ancora vivente, che decide di incontrare. Dalla donna, un magistrato un tempo influente e dotato di un certo potere, scopre di chiamarsi Ida (Anna è il nome affidatole dalle suore che la accolsero in fasce) e di essere ebrea. Non paga delle sconcertanti notizie, la giovane chiede il permesso di recarsi con la zia alla ricerca di notizie sulla fine dei propri genitori, morti in seguito ad un'imboscata da parte di alcuni compaesani collaborazionisti delle truppe naziste. Un viaggio che unisce una Madonna ad una Maddalena, che in tal modo hanno l'occasione definitiva oer confrontarsi e capire ognuna un po' meglio il mondo dell'altra. Per la più anziana, donna dura e propensa a godersi i piaceri istantanei della vita, sarà la maturazione di una decisione finale e fatale; per Ida l'esperienza terrena e carnale con un musicista conosciuto lungo il tragitto costituirà il mezzo per completare quel percorso di fede che fino a poco prima non l'aveva coinvolta pienamente.  Gran film girato con lo stile essenziale e asciutto che abbiamo conosciuto ed imparato ad apprezzare in autori come Bela Tarr, Ida può rappresentare un percorso che si identifica in un calvario per due donne alla ricerca delle origini non solo della propria stirpe, ma pure del peccato originale e della barbarie del genere umano.

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