Regia di Pier Francesco Pingitore vedi scheda film
Commedia dai toni ostinatamente grotteschi, risolutamente decisa a dare un'immagine il più possibile sgradevole dell'Italia dei piccoli paesi, in ritardo di secoli rispetto alla città ed orgogliosa nell'ostentazione (e nella salvaguardia) dei propri limiti. Le situazioni possono essere grossolane, ma la trama in definitiva regge - c'è qualcosa di più rispetto al solito film comico a sketch o ad episodi - e la volgarità è confinata nella parlata ciociara. Pippo Franco conduce il suo 'gregge' di bravi caratteristi (altra differenza fondamentale dalla commedia becera e fracassona di quegli anni, dove ogni macchietta aveva il suo spazio ed il suo tormentone) attraverso una storia fondamentalmente nemmeno banale, che accanto alla facile derisione dei costumi nazionali (quelli retrogradi della vita di paese e quelli basati sulla prepotenza del potere) osa persino accostarsi ad un non facilissimo fatto di cronaca come il caso Lefebvre.
Un prete ciociaro ha un permesso storico speciale che gli consente di celebrare messa nel vernacolo locale. E' una parlata che riflette lo spirito della gente del posto: semplicemente burina. I vertici del Vaticano si muovono per abolire questo privilegio, ma il prete insorge con l'orgoglioso paese e fonda il partito Democrazia Ciociara.
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