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La ricostruzione

Regia di Juan Taratuto vedi scheda film

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La recensione su La ricostruzione

di OGM
8 stelle

Eduardo, apparentemente, è un tipo egoista. È uno a cui non chiederesti nemmeno l’ora, perché sai che non ti degnerebbe di uno sguardo. Bada esclusivamente a se stesso e al proprio lavoro di trivellatore di pozzi di petrolio. È un uomo solo, e, date le circostanze, è probabilmente destinato a restare tale. Basta una settimana di vacanza a cambiare radicalmente le cose. Ma non si tratta del solito amore estivo, scoccato sotto il sole. È pieno inverno, e c’è la neve. E l’occasione non è affatto allegra: Eduardo si è messo in ferie per rispondere alla richiesta d’aiuto di Mario, un suo vecchio amico, che sta per essere ricoverato in ospedale, ed ha bisogno di qualcuno che lo sostituisca nel suo negozio di souvenir. Eduardo non aveva capito bene l’impegno che lo aspettava, ed è forse solo per questo che ha accettato. Ma già che è in ballo, decide di ballare. Non appena, però, nel giro di un paio di giorni, Mario muore, Eduardo sale in macchina e riparte. Lungo la strada, tuttavia, decide improvvisamente di invertire la marcia. Tornerà indietro, fino alla casa in cui sono rimaste, in preda allo choc, la  giovane moglie e le due figlie adolescenti di Mario. Inizia così la sua seconda vita. In maniera illogica, nettamente contraria al suo carattere, eppure seguendo uno sviluppo  estremamente naturale. Una volta compiuto il primo passo, sotto la spinta del senso di colpa,  o della mera commozione, il resto viene da sé, in maniera fluida e graduale. Accade giorno dopo giorno, mentre l’evoluzione verso l’inevitabile procede, impercettibile, alimentata dalla routine dei gesti quotidiani. Eduardo inizia a sostituirsi a Mario come commerciante, autista delle ragazze, marito tuttofare, e il ruolo, in principio unicamente strumentale, finisce per trasformarsi in una realtà umana a tutto tondo: per completare la metamorfosi, manca soltanto un ultimo, fondamentale ingrediente, che qualcun altro, a tempo debito, provvederà ad aggiungere. Il film di Juan Taratuto racconta una svolta radicale che si manifesta come una trasformazione perfettamente inserita nel corso della vita, un processo che, dolcemente, chiude il cerchio della formazione sentimentale. Imparare ad amare può significare,  semplicemente, scoprire all’improvviso di saperlo fare, senza sforzo, e senza doverci pensare su. L’esperienza del protagonista è il cambiamento inaspettato che si presenta come l’unico sbocco possibile di una storia che sembrava per sempre chiusa in se stessa, e invece era solo sospesa, in attesa dell’occasione di poter proseguire il cammino e trovare finalmente la sua strada. Il cinema argentino ci ha abituato da tempo a vicende marginali, che parlano di frutti nascosti che maturano nell’ombra: La reconstrucción descrive il percorso di una rinascita grandiosa nella sostanza, eppure sommessa nella forma, fatta per passare inosservata e rimanere avvolta nel gelo della normalità.   

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