Regia di Daniele Gaglianone vedi scheda film
La mia classe di Daniele Gaglianone
“Se mi rimandano nel mio paese, io mi faccio morto da solo.”
Issa nel film.
Le uniche poesie che vale la pena scrivere sono quelle con dei versi che se si prendono e si tirano contro una finestra, il vetro si deve rompere
Daniil Charms
ATTENZIONE !!!
Prima di iniziare con la recensione del film vorrei darvi delle indicazioni di lettura. Se andaste su u-tube e trovaste il bellissimo video di l’Autostrada di Daniele Silvestri, potreste in diretta seguire con il testo che qui trascrivo e lasciare il sottofondo musicale anche per l’articolo. Poi capirete perché.
- La casa era giusto al confine tra il vento e la sete / un posto abitato da fate / e da poche altre forme di vita ugualmente concrete / vicino all'incrocio di un paio di strade sterrate / che senza motivo apparente si incontrano / e poi, disperate, ripartono / tristi, così come sono arrivate. Comunque a qualcuno una volta saranno piaciute / se poi sono state abitate / qualcuno che fermo all'incrocio pensò: / "aspettiamo che arrivi l'estate" / l'estate da noi non è mica un periodo felice / che il caldo ti toglie la pace / la polvere copre ogni cosa / e ti spezza la voce, l'odore di verze marcite / la gente che passa ci guarda e prosegue veloce / ci osserva e prosegue veloce / magari saluta, ma sempre prosegue veloce / se almeno si vedesse l'autostrada / ci porterebbe senz'altro a una città / oppure proseguire ovunque vada meglio / meglio che qua / la chiesa era uguale alle case, ma aveva una croce / e forse un po' più di vernice ed un'unica luce fornita da fiaccole appese / imbevute di pece / fu lì che la vidi a braccetto col prete / era il 5 di aprile / e tirava una brezza che dava un colore alla quiete / e profumo di pane alle olive / lei pure mi vide / e forse sorrise / non sono sicuro, ma forse davvero sorrise / perché all'improvviso fu molto più forte l'odore del pane alle olive / la gente che passa ci guarda e prosegue veloce / ci osserva e prosegue veloce / magari sorride, ma sempre prosegue veloce / se almeno si vedesse l'autostrada / ci porterebbe senz'altro a una città / oppure proseguire ovunque vada / meglio / meglio che qua a volte succede qualcosa di dolce e fatale / come svegliarsi e trovare la neve / o come quel giorno che lei mi sorrise / ma senza voltarsi e fuggire / vederla venirmi vicino fu quasi morire / trovare per caso il destino e non sapere che dire / ma invece fu lei a parlare / "mi piace guardare la faccia nascosta del sole / vedere che in fondo si muove / dormire distesa su un letto di viole" mi disse / e a te cosa piace? "mi piace sentire la forza di un'ala che si apre / volare lontano / sentirmi rapace, capace di dirti ti amo aspettiamola insieme l'estate" / e intanto volevo sparire / pensando alle cose che avevo da offrire l'incrocio / la casa / la chiesa / la croce / l'incrocio-la casa-la chiesa-la croce / ed in più lo spettacolo atroce di tutta... / la gente che passa ci guarda e prosegue veloce / ci osserva e prosegue veloce / magari sorride, ma sempre prosegue veloce / la gente che passa ci guarda e prosegue veloce / ci osserva e prosegue veloce magari saluta, ma sempre prosegue veloce / la gente / che passa / ci guarda / ci osserva / e prosegue veloce. Commentate il testo della canzone, così come è stato chiesto di fare agli studenti nel film. Cosa ha da dire questa canzone, a voi? E cosa a loro? Lo stesso messaggio
L’autostrada è nel La mia Classe. Un film particolare, che analizza in un modo indecifrabile, sia per la maniera in cui è realizzato e montato, sia per la complessità delle farraginose leggi dell’Italia e dell’Europa, il tema dell’immigrazione, la clandestinità, i diritti dei rifugiati politici.
La mia classe è quella di Gaglianone. Oltre a decidere di fare un film, il regista, assieme al simpatico attore Valerio Mastandrea nel ruolo dell’insegnante, sceglie anche di impartire lezioni d’italiano, a profughi o rifugiati dai 20 anni in su, in un’aula che diviene il microcosmo di piccole grandi storie e vite. I ragazzi sono infatti tutti extracomunitari che vogliono imparare la lingua per avere il permesso di soggiorno, per integrarsi, nonostante il duro vissuto alle spalle.
Arrivano da diversi luoghi e ciascuno degli attori veri immigrati, porta in dono e svela la propria realtà. La potenza però dei racconti che lo genera è comprensibile solo a chi ha tempo per l’ascolto!
Mettendo in scena se stessi, essi rendono il film un meta-film, specialmente quando un vero problema di permesso non rinnovato a uno dei ragazzi africani, minaccia di bloccare le riprese, rendendo la situazione paradossale e lo spettatore confuso sul divario tra realtà e finzione che, in questo caso, appunto casualmente, coincidono.
Bravo e molto naturale Valerio Mastrandrea. Bella e coraggiosa la scelta di non avere una colonna sonora ad eccezione di un'unica potente e poetica canzone: L’autostrada di Daniele Silvestri, che legittima il precedente silenzio e lo rafforza dilatandolo con parole meravigliose e calzanti. Il film lascia commossi e stupefatti e, di sicuro con interrogativi lancinanti aperti.
Fa inoltre capire molte cose del dolore altrui, dell’integrazione, dell’intelligenza che si sviluppa in mancanza di denaro o supporto affettivo, cose che purtroppo nella devastata Italia di oggi, compressa dalla crisi economica, dalla corruzione politica e dalla depressione, non si ha più tempo né voglia di ascoltare o vivere. Anche se assieme a loro, i tanto famigerati “altri”, ci si “arricchisce” di sicuro.
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