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L’Armée du salut

Regia di Abdellah Taïa vedi scheda film

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La recensione su L’Armée du salut

di alan smithee
6 stelle

FESTIVAL DI VENEZIA 2013 - SETTIMANA DELLA CRITICA
Opera prima autobiografica dello scrittore marocchino Abdellah Taia, che già col libro aveva dimostrato gran coraggio nel raccontare due episodi o epoche della propria gioventù, senza tralasciare ma anzi ponendo l'accento sulla propria condizione di omosessuale. Il film, interessante più che riuscito, disomogeneo e di poca presa emotiva, ci presenta nella sua prima parte un Abdellah adolescente che vive accudito e svezzato dalle donne della sua famiglia, affezionato ad un padre già anziano ma molto affettuoso ed indulgente. La macchina da presa lo segue anche quando, magaari dopo aver sbrigato le commissioni di famiglia, viene adescato da uomini anche maturi che lo corteggiano e ai quali si concede in modo furtivo tra i muri sbrecciati del centro storico di Casablanca. Nella seconda parte ritroviamo un Abdellah ormai più che ventenne mentre torna in Marocco dalla Svizzera, in viaggio con l'amante, un professore molto più anziano di lui con cu iconvive senza un vero attaccamento od interesse. Infatti un bel giorno il ragazzo trova il coraggio di lasciare il suo compagno, rivelandogli i propri fini opportunistici come l'unica ragione di quella fredda relazione sentimentale. Solo, agitato e amareggiato, il ragazzo troverà la forza di cercare una nuova via, un nuovo indirizzo di vita, ricominciando dallEsercito di Salvezza, al quale chiede ospitalità e dal quale desidera far ripartire la sua nuova vita colma di incognite e ancora una volta tutta in salita. Amaro, coraggioso e molto sentito, un film opera prima non certo memorabile ma importante e decisivo per un popolo ed una cultura che da tempo tentano di confrontarsi con le barriere e i tabù di un Occidente sempre più vicino.

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