Regia di Ben Verbong vedi scheda film
E' un film di ambientazione storica (anche il personaggio è realmente esistito), ma di quell'epoca, dopo tutto, ha poco. E' vero: siamo in Olanda nel 1942 durante l'occupazione nazista. E' però evidente, secondo me, che il regista non aveva in mente quegli anni con quella realtà, che infatti rimane piuttosto inconsistente, ma quella contemporanea al film (1981). La protagonista, più che un membro della resistenza antinazista, o una partigiana, sembra una brigatista (italiana o tedesca). Anche il percorso umano e ideologico che effettua durante il film è simile a quello di molte protagoniste degli anni di di piombo. Ella studia infatti diritto all'università e ad un certo punto sente di dover mettere in pratica gli ideali di giustizia di quella disciplina, e di passare all'azione. Quindi si affilia al movimento comunista di resistenza olandese, e chiede che le vengano assegnate le prime missioni: foto e indirizzo della vittima, pistola nella borsetta, omicidi mirati, clandestinità... Se da un certo punto di vista combatte contro l'invasore nazista, detestabile nemico, dall'altro si trova poi a dover uccidere su commissione singole persone concrete, la cui eliminazione pone a sua volta altri problemi: hanno un senso quegli assassini? e se la vittima è una madre di famiglia (collaborazionista, certo)? Se i primi omicidi le fanno insorgere molti dubbi prima, e un forte disagio interiore dopo, vediamo come via via impara ad uccidere a sangue freddo, fino a non sentire più niente. Uno degli omicidi lo commette quasi esclusivamente per vendetta personale. Insomma, lentamente si abbruttisce come persona. Detto questo, non mi pare che il regista disapprovi direttamente e completamente l'azione della ragazza. Forse pure ne comprende le motivazioni e gli ideali che l'hanno mossa, ma non manca di rilevare i punti oscuri e grovigli morali, e di mostrare appunto il progressivo indurimento del suo cuore (e del suo volto). In ogni caso i toni celebrativi e la retorica vengono accuratamente evitati. Il tono è anzi minimalista, e la narrazione è tutta concentrata sul personaggio della ragazza, con concessioni limitate all'ambientazione storica. Lo scenario è un'Olanda grigia e piovosa, a cui si adeguano bene i colori estremamente sbiaditi della pellicola (credo volutamente).
Secondo me questo film, per essere capito, va guardato proprio pensando agli anni di piombo e al terrorismo rosso, più che all'Olanda del 1942. Musiche di Nicola Piovani, il cui nome non stupisce in questo contesto. Non un capolavoro ma interessante.
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