Regia di Paul Bartel vedi scheda film
Sarebbe bello cercare di capire il senso di opere di questo genere. L'obiettivo è palese e anche piuttosto intrigante: stigmatizzare ed ironizzare sulla superficialità e volgarità della upperside losangelina. Paul Bartel, regista scomparso qualche anno fa, sceglie, a partire dall'incipit, uno stile grottesco, molto sopra le righe, a tratti surreale (c'è persino il fantasma del marito della protagonista che la perseguita) per descrivere il vuoto, la noia, la banalità, la stupidità e amoralità di una classe sociale ricca, stolta e monotona, il cui principale interesse sembra essere fare sesso il più possibile e con il maggior numero di persone possibili. Il problema è che il genere grottesco bisogna saperlo maneggiare e così l'intenzione, lodevole sulla carta, di lanciare frecciate velenose, acide e pungenti contro certo modo di vivere e contro certa società, non trova un'adeguata realizzazione, anche perché il film raramente riesce a far ridere, molte situazioni risultano riciclate, altre troppo esagerate, i personaggi sono macchiette grossolane, alle prese con una storiella esile, confusa e poco convincente, che procede stancamente e che si perde spesso e volentieri senza mai riuscire a trovare un proprio baricentro. Troppi i personaggi, troppe le vicende che si intrecciano, molte le volgarità gratuite ed inutili. Alla fine si ha quasi una sensazione irritante, perché l'operina anziché cinica finisce con l'essere vuota e superficiale come la realtà che vorrebbe criticare. Certo Jacqueline Blisset è sempre un bel vedere, ma non basta per vivacizzare un film purtroppo molto simile alle interminabili soap opera che da sempre descrivono quell'ambiente.
Voto: 4
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