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Class Enemy - Nemico di classe

Regia di Rok Bicek vedi scheda film

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La recensione su Class Enemy - Nemico di classe

di Baliverna
7 stelle

In un liceo sloveno, il suicidio di un'alunna getta lo scompiglio tra studenti e insegnanti, facendo venire alla luce le tensioni, i sensi di colpa e i rancori che prima erano nascosti.

E' in film complesso e impegnativo, che dice non poche cose, fatto con molta cura, ma dove non proprio tutti i conti tornano.
Girato interamente in un liceo di Novo Mesto (come si apprende dai titoli di coda), è uno studio di ambiente e di caratteri, e di come questi rispondono ad una disgrazia difficile da interpretare. Mi pare che il succo del film sia che ciascuno proietta sul triste evento le proprie insoddisfazioni, i propri rancori, i propri pregiudizi, e i propri sensi di colpa. Oltre a ciò viene ufficialmente designato un capro espiatorio persona (il professore di tedesco) e un capro espiatorio cosa (il "sistema"). Il trovare il capro espitaorio è purtroppo un bisogno che si origina nella parte più torbida dell'essere umano, bisogno che non per il fatto di essere tale è anche giusto. Anzi, a volte andrebbe respinto, e si dovrebbe ripensare più a fondo e con meno preconcetti a quanto è successo. Ad esempio, il professore è antipatico, e per questo i ragazzi non faticano a dire "è tutta colpa sua". "Il sistema", poi, è il capro espiatorio di almeno 3 generazioni, a partire dal '68. Tra i ragazzi c'è anche la voglia di ribellarsi tipica dell'adolescenza. Le probabili cause del suicidio, però, possono sono molte, non ultima la situazione familiare della giovane. Inoltre, la sua migliore amica si rifiuta ad oltranza di raccontare le ultime confidenze che la ragazza le ha fatto. A dire il vero, il professore, nell'ultimo colloquio, sembra dire qualcosa che la tocca dentro e la fa piangere, ma di nuovo non capiamo bene perché. Come l'amica, anche lui tace su questo colloquio. Temono di essere corresponsabili? Il suo suicidio ultimamente rimane un mistero, è forse questo il senso del film. E il fatto che tutti ci proiettano sopra ciò che credono, ma quasi sempre sbagliandosi.
L'ambientazione nel liceo esclude completamente gli esterni (fatta eccezione per la scena finale), al punto che il mondo fuori dalla scuola non si vede neppure dalle finestre, visto che un accorgimento del direttore della fotografia fa in modo che si veda solo bianco. Sinceramente un piccolo rammarico per non avere mai un'inquadratura esterna ce l'ho, sicché il film mi sembra per questo un po' asfittico.
Quanto alla fissazione dei ragazzi per il nazismo, bisogna dire che la situazione in Italia non è molto diversa. Appena qualcuno non piace, è severo, rigido e autoritario, ecco che spunta fuori l'accusa di nazismo. Spesso sono accuse grossolane e gratuite, che cercano solo l'effetto, dove l'accusato ha spesso idee molto diverse da quelle di Hitler. In questo caso, la passione del professore per Thomas Mann e per il personaggio inetto e pappamolla di Tonio Kröger mal si concilia col nazismo.
Quanto agli attori, i ragazzi mi sono sembrati più o meno bravi, mentre il professore eccede in staticità e apatia.
In quest'opera complessivamente riuscito e interessante, che può suscitare dibattiti, ci sono tuttavia dei difetti. Secondo me sono due. Uno è, di nuovo, un professore troppo monolitico, troppo filosofo, troppo impenetrabile, troppo taciturno e poco interpretabile dallo spettatore. L'altro è che il sunto finale è un po' sfilacciato, o forzato che dir si voglia, tanto che il risultato della complessa equazione non è 1 come si vorrebbe. Forse era meglio tralasciare la complicata morale finale, e lasciare che ciascuno ne traesse la sua (come comunque avviene). La mia interpretazione l'ho già data, e non è quella proposta dal professore alla fine.
In ogni caso, è un'opera da segnalare, se non altro per essere uno dei pochissimi film tra i pochi film sloveni ad essere doppiato in italiano.

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