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Class Enemy - Nemico di classe

Regia di Rok Bicek vedi scheda film

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La recensione su Class Enemy - Nemico di classe

di Furetto60
7 stelle

Ottimo lavoro d'esordio, del regista Bicek

Siamo in Slovenia,in un liceo,l'insegnante di ruolo di tedesco,dolce e comprensiva, lascia la classe per entrare in maternità e viene sostituita da Robert Zupan,un nuovo docente, che al contrario, è freddo e impassibile, usa dei metodi d'insegnamento duri e punitivi,non dà alcuna confidenza e non esita a trattare con severità gli studenti,arrivando perfino a deriderli, per le loro carenze scolastiche,sembra interessato solo alla didattica,impone agli studenti di parlare solo in tedesco, anche con i suoi colleghi è distante e sarcastico.

 Quando Sabina una studentessa,umiliata proprio da lui e apparentemente,anche oggetto di sue attenzioni equivoche,si suicida,gli equilibri già precari della scuola saltano del tutto,anche perchè la reazione di Zuman, sembra d'indifferenza,poco partecipativa,non  sacrifica le sue lezioni su Thomas Mann, in favore di una pausa per  “l'elaborazione del lutto” degli allievi.Il suo atteggiamento insensibile, gli causa accuse  di nazismo e viene  identificato come il simbolo di una scuola chiusa e irrigidita,incapace di fare esprimere i ragazzi e di ascoltare le loro istanze.Diventa dunque il perfetto capro espiatorio, per canalizzare l’angoscia e la  rabbia degli studenti che,incapaci di trovare le ragioni del gesto della compagna, vedono in lui il “nemico di classe” contro cui scagliarsi, con dichiarazioni, gesti eclatanti, persino una sorta di processo pubblico,via radio scolastica  e una mascherata con il ritratto di Sabina sul volto,in una guerra dei nervi, che sembra coinvolgere tutti,perfino i genitori vengono convocati,facendo emergere anche dei conflitti interni alla stessa classe. 

Tratto da una reale esperienza del regista,Bicek, "Class Enemy" porta inevitabilmente a interrogarsi sul ruolo dell’insegnante, sulle scelte  che toccano a chi ha un compito educativo,su quanto sia delicato il ruolo dell’insegnante e quanti errori si possano commettere, anche in buona fede e ci spinge a riflettere sulle difficoltà che un giovane deve superare, per riuscire a comprendere la sua identità e anche come nell’apparente durezza di un professore antipatico, si possa rintracciare qualche elemento positivo che possa aiutare a diventare adulti.

"Voi sloveni, quando non vi suicidate, vi uccidete tra voi", commenta un ragazzo asiatico,fornendo una interessante chiave di lettura di questo riuscitissimo film,che non emette sentenze,ma ci induce a pensare che non è tutto bianco o nero, mostrandoci le differenze tra una visione  educativa moderna,protettiva,che incentiva il rapporto umano e la vecchia scuola, più formale, nozionistica e  meno democratica ed empatica.

Bicek non parteggia per Zuman, ma  nemmeno per  la ragazzina introversa o il compagno che ha perso la madre.

Sonda le zone d'ombra che separano i torti dalle ragioni, i buoni dai cattivi, i vincitori dai vinti, la regia smonta le certezze più categoriche,invitandoci a riflettere.

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