Regia di Rok Bicek vedi scheda film
Nell'Europa di oggi, anche in quella di fresca adesione al credo capitalistico (com'è il caso della Slovenia, paese di provenienza del giovane regista Bicek e teatro della vicenda), il nemico di classe non è più individuato sulla base del censo, ma in forza di una incomunicabilità, quasi impermeabile, tra le generazioni.
La trama di Class Enemy, infatti, non si svolge in una scuola di frontiera o di periferia sottoproletaria, come siamo stati abituati a vedere almeno dal Diario di un maestro (Vittorio De Seta, 1973) in poi, ma in un istituto scolastico frequentato da rampolli della media e piccola borghesia (ammesso che tale classificazione esista ancora).
Il filo conduttore del film, quasi sottotraccia, è l'impossibilità di comunicare tra generazioni, tra genitori e figli, tra insegnanti e studenti, ma anche tra questi ultimi, all'interno della classe (scolastica). Alla fine, quando i ragazzi avranno dopo tutto riconosciuto la correttezza del professor Zupan, Luka gli rimprovererà comunque di non aver saputo ascoltare gli studenti. Del resto, il professore non è perfetto, così come non lo sono gli altri insegnanti né gli stessi ragazzi, i quali non è detto che abbiano "imparato la lezione", anche perché non mi sembra che il film voglia a tutti i costi contenere e fornire il classico " 'o μυθος δελοι οτι " esopiano.
E non è perfetto nemmeno il film di Bicek, anche se bisogna riconoscere al giovane regista sloveno una buona dose di coraggio nel mettere in scena, sulla scorta del miglior Haneke, una vicenda non sempre credibile e cristallina nei suoi sviluppi, ma capace di creare una notevole tensione per tutta la sua durata.
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