Regia di Rok Bicek vedi scheda film
In una scuola slovena a sostituire la professoressa di tedesco incinta arriva un docente molto formale, appassionato di Mozart e Thomas Mann. Con la classe “migliore” il rapporto è subito difficile, finché una studentessa si suicida. I compagni prendono di mira il professore, lo accusano di nazismo e sadismo, mettono in atto ritorsioni passive e attive che finiscono per coinvolgere la scuola tutta e le famiglie. Diretto da un regista ventottenne, Rok Bicek, Class Enemy ha fatto discutere per come affronta frontalmente, con qualche schematismo, problemi pedagogici universali.
Il prof di tedesco incarna l’insegnamento antico, austero, formale, algido; per contro la sostituta, la preside e il resto del corpo docenti sono il “nuovo che avanza”, un po’ insegnanti e un po’ amici, accondiscendenti rispetto alle intemperanze identitarie di studenti adolescenti. A sorpresa, la cosa più interessante del film riguarda la Storia con la maiuscola: Slovenia, ex Jugoslavia, l’imprinting del conflitto che affonda nella Seconda guerra mondiale (la dura occupazione tedesca) e si rivela oggi nella sua più chiara metafora (alla fine gli studenti si scannano tra loro, e il solo lucido pare essere il... cinese). Sullo studio dei caratteri pesa invece una certa programmaticità (l’insegnante di tedesco, molto ben interpretato da Igor Samobor, è fin troppo esemplare), perdonabile in un’opera prima (corti a parte) di notevole forza.
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