Regia di Rok Bicek vedi scheda film
Ottima sorpresa questo Class Enemy, film sloveno opera prima dell’appena ventottenne regista e sceneggiatore Rok Bicek vincitore a Venezia 70 del Premio Fedeora Settimana Internazionale della Critica come Miglior Film.
Slovenia. Una classe di adolescenti liceali viene lasciata dall’insegnate di tedesco, storica, materna e amichevole e in cambio viene loro assegnato il professor Zupan (un fantastico Igor Samobor) , un algido insegnante dal passato misterioso.
L’approccio del professore è quello inflessibile dell’educatore che cerca di inculcare qualcosa di buono nella testa degli adolescenti, per natura ribelli e per ignoranza confusi nei termini della ribellione. Egli destabilizza ogni certezza degli alunni, azzerandone ogni certezza e questo lo porta rapidamente allo scontro con la classe intera.
Quando un’allieva, talentuosa pianista, ha un duro colloquio con il professore che la sprona a scegliere che fare della propria vita , lei si suicida. Su questa base è strutturato tutto il film, ispirato da una storia accaduta realmente che unisce con grande misura lo scontro di classe, l’ incapacità di riconoscere l’autorità e le ragioni dell’autorevolezza del professore, lo scontro generazionale. L’intelligenza di Bicek , autore di uno script sopraffino, è quella di non trascendere mai i temi scadendo nel patetico o nel didascalico. Fermandosi un attimo prima dell’esacerbazione emotiva realizza un’opera di grande spessore e asciuttezza, emozionante e molto vera. Filmato tutto in interni, rappresenta un microcosmo che allude, in un ristretto spazio/tempo, ad un diorama della società slovena, divisa, irrequieta e instabile. Il vero però è sempre verosimile, mai ci si affida all’improve acting in voga in tanto cinema contemporaneo. La recitazione è solida, giocata sugli sguardi , le facce e i numerosissimi dialoghi sempre pertinenti, mai didascalici. I dialoghi non spiegano ciò che le immagini mostrano, sono il coro della psicologia e della cultura reazionaria e retorica degli adolescenti incapaci di elaborare il lutto , scaricando la frustrazione su quello che credono essere il responsabile del fatto. L’incapacità di ascoltare e capire il prossimo – flash back mostrano la lontananza dei ragazzi dalla loro compagna suicida della quale essi stessi non si rendono conto - e la profonda ignoranza nella quale sprofondano i ragazzi, è espressa con grande efficacia. Il continuo cambio di prospettiva – alunni/professore/corpo docente/ genitori – indaga con fare entomologico sulle relazioni tra individui, l’impasto di influenze che compongono il mondo educativo, le ipocrisie nascoste sotto l’istituzione che forma i futuri individui, si suppone, pensanti.
Le parole posseggono un valore e un peso capace di generare conseguenze imprevedibili e il loro echeggiare tra i muri della scuola forma un magma cacofonico che contrasta con la lucidità degli scritti di Thomas Mann nella figura dell’alter ego Tonio Kröger, lezione molto cara al professore.
Così come la caratterizzazione dei personaggi che interpretano i ragazzi è misurata sulla forza della retorica che li animano. Ogni loro parola è retorica come è retorico tutto l’ostruzionismo che viene montato nei confronti del professore. L’accusa di essere un nazista provoca la spiegazione, fredda, cerebrale dell’insegnante che per una volta in classe abbandona la lingua tedesca, oggetto delle sue lezioni, e si esprime in sloveno. Il distacco tra i ragazzi e il professore si azzera e la spiegazione ha l’effetto di un maglio sulle menti dei giovani studenti.
La stessa che con tono beffardo, offre l’insegnante Yuko in Confessions, di Tetsuya Nakashima , altro film a tema scolastico, durante la sofisticata vendetta nei confronti dei suoi alunni colpevoli di aver assassinato sua figlia. “Voi siete così ignoranti”, frase cristallina che riassume la condizione generalizzata di massiva ignoranza nella quale annegano gli adolescenti odierni. In buona sostanza il professor Zupan dice la stessa cosa ai suoi alunni, con la pacatezza del padre, la fermezza dell’istitutore, lo sconforto dell’educatore. E’ una verità contemporanea drammatica. Ecco che Class Enemy in questo caso perde ogni connotazione socio-geografica per farsi eco di un disagio universale.
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