Regia di Stefano Di Polito vedi scheda film
Carlo, Franco e Delfino hanno passato tutta la vita alla catena di montaggio: si definiscono «braccio, cuore e mente» di un’amicizia che resiste anche alla pensione e all’età che avanza. Ora che Mirafiori è solo un quartiere periferico naufragato attorno a un gigantesco stabilimento chiuso e diroccato, il terzetto se la passa male: le ruspe distruggono i loro orti abusivi, le mogli - troppo frivole - non comprendono i loro patimenti, i figli sono tutti fannulloni senza alcuna voglia di lavorare, per giunta desiderosi di espatriare il prima possibile. Inoltre, la Fabbrica - centro pulsante di tutta la loro esistenza, luogo di aggregazione sociale e realizzazione del sogno di benessere - sta per essere abbattuta, per trasformarsi in un campo da golf destinato agli antichi padroni, ora, pure loro, in pensione. Franco, Carlo e Delfino decidono di “occupare” i vecchi capannoni, restaurando alcune Fiat 131 e infine costruendo un mini luna park per i piccoli del quartiere. Impossibile discutere le buone intenzioni di Stefano Di Polito, che debutta dietro la mdp prodotto da Mimmo Calopresti: il lavoro, la sua assenza, il modo in cui informa la sopravvivenza collettiva sono temi di delicata complessità. Di Polito sceglie però la via della favola tenera e vagamente surreale, quasi un racconto della buonanotte per bimbi, e ottiene purtroppo una semplificazione insostenibile, una trama illogica, interpretazioni spaesate e una morale melensa e reazionaria. Era proprio necessario?
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