Regia di Fernando Cerchio vedi scheda film
Nel Marocco dell'Ottocento il legittimo regnante Ajabar viene imprigionato, insieme a sua figlia Amina, dall'usurpatore Hassan. Entra però in scena Lo sceicco rosso, eroe mascherato creduto morto, per vendicare Ajabar e conquistare il cuore di Amina.
Esperto del filone avventuroso a basso costo (e alto potenziale di intrattenimento), Fernando Cerchio girava ben tre pellicole nel 1962; Lo sceicco rosso - niente a vedere con quello bianco felliniano, naturalmente - è una di queste, insieme all'analoga Col ferro e col fuoco e a Totò contro Maciste, tentativo di svecchiare contemporaneamente i due generi (commedia e cappa & spada) ibridandoli. Lo sceicco rosso è poca cosa, senza dubbio, ma lo è dichiaratamente, senza ambire insomma a più di ciò che riesce a ottenere: un'ora e mezza di combattimenti, facili emozioni e un ovvio lieto fine con il marchio della spensieratezza, della leggerezza ben impresso sull'opera. Considerando tutto questo non è difficile tralasciare i personaggi privi di psicologia, i dialoghi di una banalità esemplare e l'andamento lineare della storia, per tacere poi dei classici costumi e delle classiche scenografie da film di serie B (anche se vale la pena ricordare il servitore marocchino che parla con pesante inflessione napoletana); Cerchio e i suoi collaboratori riescono comunque a mettere insieme un lavoro accettabile, ascrivibile nella 'fascia alta' del pur povero genere. Sceneggiatura: Remigio Del Grosso, Arrigo Montanari, Vittoriano Petrilli e Luigi Capuano, da un soggetto di Gino De Santis; interpreti principali: Luciana Gilli, Channing Pollock, Mel Welles, Rosalba Neri, Glauco Onorato ed Ettore Manni. 3/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta