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Arrivederci ragazzi

Regia di Louis Malle vedi scheda film

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La recensione su Arrivederci ragazzi

di steno79
8 stelle

Con questo film Malle tornò al periodo di guerra e ai temi legati all'infanzia, alla discriminazione degli ebrei e al collaborazionismo che già aveva trattato in "Lacombe Lucien", uno dei suoi migliori film in assoluto, cui stavolta si avvicina senza raggiungerne per un soffio l'eccellenza, ma "Au revoir les enfants" resta comunque un valido ed efficace dramma. La prospettiva adolescenziale ricorda sicuramente il cinema di Truffaut, ma il film é molto personale, intessuto com'è di elementi autobiografici che ne fanno una delle sue opere più sentite, mentre la forma si ricollega alla grande stagione del Classicismo francese più che alle Nouvelle vague con cui Malle flirto' in maniera discontinua. L'amicizia fra Julien Quintin e Jean Bonnet è resa con una serie di notazioni toccanti che rendono i personaggi difficili da dimenticare per lo spettatore, così come alcune delle figure di contorno come lo sguattero Joseph che inneschera' la tragedia finale, mentre lo sguardo del regista resta lucido e non cede quasi mai al ricatto sentimentale. Allo stesso tempo, alcune situazioni dei giovani convittori sembrano troppo canoniche, troppo debitrici di un cinema del passato che Malle vuole resuscitare, cosicché il film perde qualcosa nell'ordine dell'originalita' e non si affranca da un certo deja vu in alcune figure come la madre o il direttore del collegio. Lacombe Lucien era un film a mio parere più vigoroso e duro, mentre qui Malle tiene d'occhio le esigenze della platea regalandole comunque alcune scene da antologia come la proiezione di un film di Chaplin a cui i ragazzi assistono con animo trepido. Ottima la direzione dei giovani interpreti: in seguito i due protagonisti si perderanno un po' per strada, mentre Xavier Legrand che ha il piccolo ruolo di Babinot diventerà un regista, fra l'altro premiato alla mostra del cinema di Venezia con il suo "Jusqu'a la garde"; da segnalare anche un piccolo cameo della futura musa di Kieslowski Irene Jacob. Il film vinse nel 1987 il Leone d'oro ed ebbe un meritato successo di pubblico e critica e resta una visione utile per ricordare la macchia del collaborazionismo e la persecuzione degli ebrei; il regista investe molto di se stesso nella pellicola e il risultato lo premia.

Voto 8/10

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