Regia di Federico Fellini vedi scheda film
"Ho una confusione in testa... Che strano, mi sembra di non essere più io".
"Quando vado in barca mi succede la stessa cosa: una strana, amara felicità si impadronisce di tutto il mio essere... Oooooh, er gabbiano...er gabbiano...caro gabbiano...una felicità che proviene dal ricordo di una vita posteriore...anteriore... Posteriore o anteriore? Anteriore...quando chissà chi eravamo noi due. Forse io un pirata e me sa che tu una sirena...".
[Brunella Bovo e Alberto Sordi in barca]
Wanda (Brunella Bovo) e Ivan (Leopoldo Trieste) sono una giovane coppia di sposi in viaggio di nozze a Roma: appena giunti in albergo, però, Wanda scompare. Mentre il marito, infatti, aveva già pianificato con snervante pignoleria i programmi della vacanza (con tanto di visita al papa) e la attende per incontrare i parenti, Wanda, appassionata divoratrice di fotoromanzi, fugge di nascosto dall'albergo e si precipita ad incontrare il suo idolo, lo "Sceicco bianco" (Alberto Sordi), il protagonista del suo fotoromanzo preferito. Giunta nella redazione del giornale, incontra Marilena Alba Vellardi (Fanny Marchiò), una delle autrici, a cui confida candidamente la sua ammirazione:
"Tutta la settimana aspetto soltanto il sabato che mi porti il mio giornaletto, vado a prenderlo alla stazione, poi corro a casa, mi chiudo nella mia stanzetta e lì incomincia la mia vera vita: leggo tutta la notte".
"La vera vita è quella del sogno", le risponde la donna, che subito dopo la invita ad unirsi alla troupe del fotoromanzo in partenza per Fregene, dove verrà allestito il set per un nuovo episodio. E mentre Ivan vaga disperato per la città alla sua ricerca, preoccupandosi, tra l'altro, di nascondere ai parenti l'incresciosa scomparsa della moglie, Wanda conosce finalmente il suo "eroe": sulla spiaggia di Fregene, dove si affolla la baraonda di attori, registi, tecnici, assistenti, truccatrici e semplici curiosi coinvolti nel set del fotoromanzo, scoprirà, però, con amarezza, che quell'universo idolatrato nei suoi sogni non era affatto così luccicante come credeva. Esordio in solitaria per il riminese Federico Fellini (dopo il precedente Luci del varietà, condiviso con Alberto Lattuada) in cui, tra dolceamara commedia di costume e affilati graffi satirici, è possibile scorgere, in nuce, gran parte del cinema futuro del suo autore, dagli elementi autobiografici (i suoi esordi come vignettista) alla riflessione sul mondo dello spettacolo (e dell'avanspettacolo), dalla sospensione della narrazione in quella "terra di mezzo" tra realtà e sogno (l'entrata in scena di Alberto Sordi, penzolante da un'altissima altalena, o la sequenza della seduzione di Brunella Bovo in barca con Sordi, che la fotografia di Arturo Gallea illumina con effetti stranianti), esplorata dalla sua macchina da presa con dirompente visionarietà, alle schegge umoristiche o grottesche con cui stempera la tensione del dramma (si osservino, ad esempio, il dolore e l'intima sofferenza di Leopoldo Trieste, disperato per la scomparsa della moglie, che vaga sconsolato nei pressi del Quirinale e finisce "travolto" dal caotico e festante passaggio dei bersaglieri in marcia), dallo sguardo bonario e nostalgico con cui scruta le miserie e le debolezze umane alla caustica vena polemica della denuncia sociale. Lo sceicco bianco, che nel pre-finale anticipa La strada e Le notti di Cabiria con l'arrivo di due prostitute (una, di nome Cabiria, è interpretata da Giulietta Masina...) e di un mangiatore di fuoco a consolare la tristezza di Leopoldo Trieste, è un'opera sorretta da un'ispirazione di felicissima incisività (nonostante qualche eccesso caricaturale nel tratteggio dei personaggi), che incornicia la critica alla mediocrità piccolo-borghese proposta dallo script, firmato da Fellini e Tullio Pinelli con la collaborazione di Ennio Flaiano (da un'idea di Michelangelo Antonioni), nello smalto di una messinscena sontuosa ed impeccabile, che il giovane talento di Fellini lascia deflagrare drammaturgicamente nella lunga sequenza centrale sulla spiaggia di Fregene, in cui il via vai di attori e maestranze si colora di movenze epiche ed impietose e le illusioni e le lusinghe del sogno vengono ricondotte alle "sicurezze" della realtà. Cast strepitoso, con un Sordi straripante, una Brunella Bovo impeccabile nel donare suggestive sfumature alla drammatica disillusione della sua Wanda e un Leopoldo Trieste assai convincente nelle smorfie dell'incredulità che lo attanagliano (ma un plauso va anche allo spassoso Ernesto Almirante nei panni dell'esagitato regista del fotoromanzo), fotografia del veterano Arturo Gallea (esordì nel 1916) e colonna sonora di Nino Rota, alla sua prima collaborazione con Fellini.
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