Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Un omaggio al cinema vero, che non è un variopinto mito di cartapesta, bensì la realizzazione in carne ed ossa di tanti sogni popolari. Il cinema, come il circo, è dotato di un'anima e di un'esistenza propria, e non è poi così irraggiungibile, perché, al contrario, è vicino ai desideri della gente, di cui interpreta e nobilita la fantasia. Noi, nella quotidianità, come il povero sposino Ivan Cavalli, sembriamo le goffe comparse di un copione mal scritto, fino a che, sullo schermo, non vediamo i nostri sentimenti farsi arte. Solo allora ci scopriamo, finalmente, protagonisti di quella piccola grande avventura che è la nostra sobria, ma dignitosissima, normalità. Lo sgangherato set di un fotoromanzo, in cui l'ingenua Wanda si trova, d'un tratto, catapultata, è una sorta di specchio fiabesco, in cui ella vede riflesse le proprie fantasticherie sullo sfondo di un'umanità modesta e grezza, priva di mistero, e totalmente immersa nei comuni affanni della vita. La disillusione sarà traumatica, ma necessaria, per riportare la sua natura passionale alla dimensione, terrena e autentica, degli affetti e dei valori familiari. Quest'opera prima di Fellini contiene già il tema autobiografico del "lato in ombra dello spettacolo", che percorrerà buona parte della sua produzione, ispirando capolavori come "La strada" e "Otto e mezzo".
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