Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Opera prima del regista, che concentra in sé già tutti quegli elementi che si svilupperanno nei film successivi. Un film assolutamente da riscoprire, soprattutto per la capacità di Fellini di creare autentiche immagini cinematografiche, attigue a quelle che, prima di lui, creò Jean Vigo. Stupisce il fatto che un film d’esordio riesca a tematizzare così particolareggiatamente lo statuto del cinema quale medium attraverso cui attingere ad una realtà altra. Una pellicola innervata da un’atmosfera di irrealtà che progressivamente prende il sopravvento sul volutamente flebile canovaccio narrativo: gli elementi che sembravano calcare fedelmente la realtà vengono, sempre più, alluvionati da un’estraneità che in alcuni punti rasenta il panico. I personaggi, espressionisticamente tratteggiati, perdono ogni coordinata diegetica, finendo con il diventare puri ‘’personaggi in cerca di autore’’. L’onirismo è magistralmente realizzato mediante oculate operazioni audio-visive: carrellate ottiche e riprese strettissime; primi piani che distruggono il senso dello spazio e del tempo; potenziamento della luminosità volto alla creazione di uno spazio assoluto, metafisico (si vedano tutte le sequenze sulla spiaggia) e una colonna sonora perfettamente aderente all’intento globale del film, creata del maestro Nino Rota, che riesce ad accordare segmenti trasognati ad altri tragici. Un film che ha certe parentele anche con l’Orson Welles di ‘’The lady of Shangai’’ per l’utilizzo dei movimenti di macchina in funzione estraniante. Insomma: un film da vedere e rivedere, per non dimenticare cosa significhi fare cinema.
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