Regia di Carlo Zoratti vedi scheda film
Enea ha un bisogno speciale. Un bisogno che, in realtà, corrisponde ad un desiderio comune, un impulso di base. Il fatto è che è Enea ad essere speciale. È un uomo di quasi trent’anni, affetto da una forma di autismo che ostacola la sua sessualità. Le donne lo attraggono, e lui cerca con insistenza di avvicinarle, ma nessuno dei suoi approcci si concretizza in un rapporto, fugace o duraturo che sia. Allo stato attuale, Enea è solo un buffo molestatore, che nelle vittime delle sue sfrontate avances suscita fastidio o tenerezza, e che, di questo passo, non potrà mai conoscere l’esperienza dell’amore. Due suoi amici decidono di aiutarlo ad uscire da questa imbarazzante situazione: sono Alex e Carlo, l’autore del film. Insieme viaggeranno, a bordo di un pulmino bianco, per realizzare il sogno di Enea lungo percorsi alternativi, proibiti, scandalosi, impensati. Questa non è la prima opera ad affrontare un tema tanto delicato, e tuttora coperto da tabù. Lo avevano già trattato, in chiave ispirata ad eventi reali ma fantasiosa, la commedia belga Hasta la vista! (2011) e la canadese Gabrielle (2013) (entrambe candidate all’Oscar per il miglior film straniero); la seconda, in particolare, si distingue nel suo genere per l’idea di affidare il ruolo della protagonista ad un’attrice che soffre realmente della patologia genetica in questione. E ancora, per voler aggiungere un esempio recente e nostrano, si può citare documentario L’estate di Giacomo (2011), molto più simile all’opera di Carlo Zoratti, a cui lo accomuna l’idea di far parlare direttamente il protagonista vero della storia, lasciando che il suo dramma viva sullo schermo attraverso le sue parole scambiate in confidenza, i suoi tentativi di cavarsela da sé, le emozioni che lo trattengono e quelle che lo spingono oltre i suoi limiti. In questo film la spontaneità del personaggio è inquadrata in un contesto analitico, uno schema suddiviso in varie situazioni (la vita quotidiana, le sedute di terapia, i discorsi con gli amici, le esplorazioni del mondo della sensualità), mediante le quali vengono illustrati i termini del problema e descritti i metodi utilizzati per risolverlo. Ma se la cornice è determinata da coloro che operano al contorno, è invece lui, Enea, a creare i contenuti, fornendo le risposte alle domande che gli altri si pongono, e stabilendo dunque l’esito dei loro esperimenti. Forse è davvero Enea la guida, colui che conosce bene ciò che gli altri sono intenzionati a scoprire: propongono ipotesi, direzioni da prendere, ed aspettano che sia lui a smentire le loro convinzioni, ad indicare le strade senza sbocco. La normalità guarda alla diversità da una posizione svantaggiata, quella di chi non coglie la complessità dei fenomeni che è abituato a dare per scontati. Dietro le difficoltà di Enea si nasconde una capacità di effettuare distinzioni inaspettatamente sottili: a fronte della sua lucidità di fondo, si può concludere che il suo blocco psicologico derivi essenzialmente dall’incapacità di esprimere correttamente ciò che egli sente, e di tradurlo in iniziative che risultino in sintonia col mondo circostante. Nella sua mente, le categorie di giudizio (donna di carta, donna di carne, donna per la vita) sono ben presenti, ma sono inizialmente ingarbugliate in un indefinito vagheggiamento romantico: è la giungla fitta di ingenua poesia che Alex e Carlo vogliono attraversare, lasciandosi condurre per mano da chi vede più nitidamente di loro, perché vede tutto con gli occhi puliti della prima volta.
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