Espandi menu
cerca
Scarpette rosse

Regia di Michael Powell, Emeric Pressburger vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Antisistema

Antisistema

Iscritto dal 22 dicembre 2017 Vai al suo profilo
  • Seguaci 56
  • Post -
  • Recensioni 644
  • Playlist 3
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Scarpette rosse

di Antisistema
10 stelle

Il duo Powell-Pressburger, con buona pace di Truffaut che dava scarsa considerazione al cinema inglese pre-anni 70', sono probabilmente tra i migliori registi della storia del cinema. All'epoca i registi inglesi preferivano adattare capolavori della letteratura per tirare fuori dei film di stampo letterario. In netta controtendenza, il duo invece preferiva realizzare film dai connotati favolistici, colorati e anti-naturalistici nella rappresentazione che incontravano il favore del pubblico, ma non della critica ufficiale e Scarpette Rosse del 1948 è il manifesto più compiuto della loro idea di cinema da parte del duo.

 

La talentuosa e determinata ballerina Victoria (Moira Shearer) è combattuta tra l'amore per il giovane compositore Julian Craster (Marius Goring) e il magnetico direttore della compagnia di danza con cui ha ottenuto il successo Boris Lermontov (Anton Walbrook). Ma la tensione verso il balletto diventerà il suo unico motivo di vita.

 

Dopo che mia cugina per anni m'ha fatto sorbire filmacci danzerecci come Step up, Ritmo del successo, Street Dance etc… che sinceramente trovavo insostenibili perché li ho sempre visti come spin-off di pseudo talent show come Amici e presentati trame idiote che basano il tutto nel mescolare due stili di danza insieme, risolvendo poi in questo modo i problemi della vita. Finalmente ho trovato un film di danza decente, anche se praticamente sono dovuto andare indietro di circa 60 anni… ma vabbè, ne è valsa la pena. Naturalmente ridurlo ad un semplice ballet movie molto sopra la media è offensivo per l'effettiva portata del film. I due registi fregandosene di ogni verosimiglianza narrativa o presunto realismo estetico, vogliono trattare del tema della vita umana all'insegna di una disciplina artistica (in questo caso la danza). L'impresario (da non credersi che è lo stesso Walbrook che interpretò il tedesco in Duello a Berlino del 1943) è un'esteta perfezionista, con una mente contorta nella sua lucida follia sul concetto di vivere in funzione dell'arte a scapito di ogni emozione umana che si possa frapporre lungo la strada verso tale ideale. Il problema è che la contemplazione di tale personaggio è esterna all'arte; gli non può praticarla, ma la può finanziare; spara sentenze e millanta perfezione senza però che egli pratichi la disciplina di persona. In sostanza è un pigmalione che plasma secondo la propria visione della vita, le danzatrici che giustamente dopo un po' non possono vivere in funzione di questo concetto e per questo scelgono di coronare un sogno di una vita matrimoniale e per questo agli occhi di Lermontov perdono di ogni attrattiva. Egli ama contemplare le continue pirolette che sfiancano le sue prime ballerine (Victoria entra in contrasto con il compositore Craster, che imprime alla musica un ritmo troppo veloce per le sue possibilità); ma alla fine dopo un estenuante sforzo e duro lavoro, raggiungono l'essenza estetica pura.

 

La ballerina Victoria (l'attrice secondo mia cugina che pratica danza non è perfetta, ma chissenefrega) ha gli occhi colmi d'ambizione, ma al tempo stesso è vittima di questa sorta di mostruoso, ma al tempo stesso geniale Pigmalione; tanto da trovarsi in sospeso quindi tra due estremi; l'arte e la vita. Per quanto ci si possa dedicare alla prima, c'è sempre la componente emozionale-umana che reclama giustamente la sua parte e questo non può che portare ad un crollo nervoso dalle tragiche conseguenze. Il tutto risulta sviluppato con parallelismo con la fiaba di Andersen, Scarpette Rosse, per l'appunto che funge da spartito base su cui danza l'esistenza di Victoria. I due registi non solo sfruttano tutte le potenzialità offerte dal Technicolor grazie ad una grandiosa la fotografia di Jack Cardiff che crea squarci profondi nell'animo dei personaggi, atta a far emergere il viluppo di emozioni celate in esse; ma riescono a fondere nella realizzazione filmica tutte le potenzialità di varie arti che in teoria cozzerebbero tra loro come : letteratura, danza, cinema, teatro e disegno (scenografia), finendo con il creare un risultato unico, originale e straordinario. Oggi con tutti i mezzi a disposizione, la CGI ed i milioni su milioni, una sequenza di quindici minuti come quel balletto, è impossibile ritrovarla, perché la fantasia dei registi sembra essere terminata a favore del pigro utilizzo del green screen. Più di un ballet movie e molto più di un melodramma, Scarpette Rosse è un capolavoro assoluto, totale e annichilente nel suo splendore.

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati