Regia di Dino Falconi vedi scheda film
Un povero contadino eredita a sorpresa i terreni di un nobiluomo; nonostante l’opposizione del resto del parentado, l’uomo sfrutta a dovere le sue nuove ricchezze.
Dino Falconi era già attivo nel cinema come sceneggiatore da una decina d’anni quando, nel 1940, decise di intraprendere anche la carriera registica; al suo esordio con la commedia Vento di milioni seguì molto rapidamente questo Scarpe grosse, un altro film leggero, disimpegnato e al passo con i suoi tempi, tempi di ‘telefoni bianchi’, di sogni di ricchezza, sentimenti positivi e lieto fine garantito. Come per la pellicola precedente, anche in questo caso Falconi scrive il copione partendo da un testo teatrale; se là era un’opera di Seymour Hicks, qui rimaneggia un testo dell’ungherese Sandor Hunyady. Pur non essendo un lavoro particolarmente significativo, pur non avendo grandi momenti memorabili o una trama originale nemmeno per l’epoca, la visione di Scarpe grosse risulta scorrevole e indubbi meriti li ha la scelta di affidare il ruolo del protagonista ad Amedeo Nazzari, spigliato come di rado in una parte non drammatica; al suo fianco compaiono poi, fra i tanti, Lilia Silvi, Enzo Biliotti, Tina Lattanzi, Lauro Gazzolo ed Elena Altieri. Ottanta minuti o poco più di mero intrattenimento, ben disposto sullo schermo. 3,5/10.
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