Regia di Chang Tso-Chi vedi scheda film
Le estati dell'infanzia di molti di noi adulti diventano spesso periodi memorabili che ritornano alla mente con nostalgia per tutta la vita: non è necessario ricorrere necessariamente ad una meta esotica, ad una esperienza eccezionale, ad affrontare chissà quali esperienze insolite.
Per il piccolo Bao, con due genitori divorziandi ed una sorellina ancora più piccola, la prospettiva è quella di essere “parcheggiato” per tutto il periodo delle vacanze dal nonno in una sperduta località montana a ridosso di un lago. Ivi frequenterà la scuola estiva e imparerà a conoscere il saggio e un po' inflessibile nonno, tanto affezionato alla defunta moglie, ma non senza i suoi piccoli grandi segreti sulle spalle. Di fronte a due genitori forse un po' troppo distratti dalle ansie della vota frenetica della città, o forse addirittura immaturi ed impreparati il ragazzino maturerà in fretta, scoprendo i pericoli, la mote improvvisa per incidente di un suo amichetto di giochi, i misteri di una natura quasi incontaminata minata da cataclismi naturali come fiumi in piena e tifoni, e tornerà a casa probabilmente senza poter mai far più ritorno in quel posto incantato ed incontaminato delle proprie origini, ad appendersi agli alberi e a catturare mantidi religiose da allevare dentro una bottiglia.
Al suo secondo film Chang Tso chi dimostra una grande dimestichezza a lavorare sul volto, sull'espressione, sui gesti e gli atteggiamenti del suo bravissimo protagonista.
Come avviene da tempo nel bel cinema del giapponese Hirokazu Koreeda, il regista di Taiwan riesce a rendere senza edulcorazioni la saggezza interiore che si racchiude nell'animo di molti bambini, ogni qualvolta essi debbano affrontare in solitudine o comunque fuori dal branco problematiche fondamentali e tensioni emotive che li spingono a maturare e a divenire adulti prima del tempo.
A time on Quchi è un film delicato ma schietto, che punta ai sentimenti più intimi e sinceri, alla maturazione del senso di responsabilità e alla crescita prematura proprio quando i grandi che dovrebbero educarti sembra che scelgano di perdersi per strada per ritornare ragazzi. Il tutto avviene con estrema delicatezza, ma senza perdersi in sentimentalismi gratuiti o melliflui, inevitabilmente disturbanti e per questo intelligentemente tenuti a distanza in favore di un realismo e di una sincerità e concretezza davvero apprezzabili e per nulla scontati in un opera con al centro un ragazzino di otto anni.
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