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Scarface

Regia di Brian De Palma vedi scheda film

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George Smiley

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La recensione su Scarface

di George Smiley
10 stelle

Al Pacino è Tony Montana, gangster spietato e protagonista indimenticabile di questo film epico. Diretto dal maestro Brian De Palma e prodotto da Martin Bregman (Il Padrino), Scarface è la storia intensa e violenta di un rifugiato cubano che, a Miami, diventa boss indiscusso del narcotraffico. Potere, eccesso, violenza e morte, ma anche tanta intensità che inesorabilmente conquista lo spettatore lasciandolo senza respiro fino all'ultima sequenza. Sceneggiatura grandiosa del premio Oscar Oliver Stone (anch'egli cineasta coraggioso e sempre pronto a ritrarre il lato oscuro degli U.S.A.), colonna sonora incalzante firmata da Giorgio Moroder, le memorabili interpretazioni di tutto il cast (Pacino in primis), Scarface è anche una profonda introspezione nel mondo latino a Miami e uno spaccato crudo e spietato di un'America completamente soggiogata dalla cocaina, un film di grande spessore che meritatamente si impone fra gli indimenticabili di Hollywood.

Fin dalla prima scena, caratterizzata da un montaggio spezzato che alterna i titoli di testa con delle immagini di repertorio del famoso Esodo di Mariel (un esodo di massa avvenuto tra il 15 aprile e il 31 ottobre del 1980 che vide 125.000 Cubani imbarcarsi dal porto di Mariel, a Cuba, verso gli Stati Uniti d'America, più precisamente verso il sud della Florida. L'esodo fu organizzato da statunitensi di origine cubana con l'autorizzazione del primo ministro cubano Fidel Castro, però iniziò ad avere risvolti politici negativi per l'allora presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter quando si scoprì che una percentuale di esuli era stata rilasciata dalle prigioni e dagli ospedali psichiatrici cubani) e di un precedente discorso di Fidel Castro alla popolazione cubana,  De Palma inserisce la trama del film nella storia e scalda i motori per quello che si rivelerà uno dei gangster-movies più epici e titanici di sempre (ben 170 minuti di durata complessiva). Subito dopo ci viene presentato Antonio "Tony" Montana (Al Pacino), malvivente cubano precedentemente incarcerato per rapina con il suo amico Manolo "Manny" Ribera (Steven Bauer), che, come gran parte degli altri immigrati, vengono portati alla Freedom Town, un ghetto di popolazione cubana. De Palma ci mostra il degrado e l'emarginazione riservate agli immigrati dal governo statunitense, accolti tutt'altro che a braccia aperte. Qui i due uccidono un politico loro connazionale per conto del potente boss del narcotraffico Frank Lopez (Robert Loggia). Da questo momento il film si divide in tre parti: l'ascesa di Tony Montana, detto Scarface, che da semplice sguattero (ma non chiamatelo mai così, si arrabbierebbe parecchio) diventa il braccio destro di Lopez fino a decidere di mettersi in proprio; la sua affermazione nel mondo del narcotraffico nazionale, che lo porta a diventare ricchissimo e potente in breve tempo, il numero uno se vogliamo, e a eliminare il suo vecchio mentore Lopez (reo di aver attentato alla sua vita) per poi prendergli tutto, a cominciare dalla donna, Elvira Hancock (Michelle Pfeiffer); la sua caduta, dettata dal delirio di onnipotenza e dall'istinto autodistruttivo che lo allontanerà da amici e familiari per addentrarsi in un vortice di droga e di violenza dal quale l'unica via d'uscita sarà la morte per mano dei sicari del boss Alejandro Sosa (Paul Shenar).

Grazie a degli eccellenti valori di produzione, i quali gli consentono di utilizzare sfarzose locations in cui ambientare la grande storia di ascesa e declino nella mafia latino-americana di Miami negli anni '80 (le quali diventano sempre più lussuose mano a mano che lo status di Tony Montana sale, fino a saturarsi nella sua decadenza), alla fotografia patinata di John A. Alonzo e all'appoggio totale della Universal Pictures, De Palma realizza un film grandioso, accattivante, ultra-violento e intensissimo, sospinto dalle musiche di Giorgio Moroder, che spaziano dal solenne Tony's Theme alle sonorità tipicamente anni '80 di Push It To The Limit passando attraverso il malinconico Gina and Elvira's Theme, e dall'interpretazione incredibilmente e irripetibilmente sopra le righe di un magnifico Al Pacino, il quale dà volto e anima a uno dei più grandi personaggi che il cinema possa annoverare. Al contrario di quello che affermarono molti critici nell'anno della sua uscita nelle sale, la violenza e il linguaggio scurrile in questo film non sono gratuiti e tanto meno cercano di fare colpo sullo spettatore per mezzo dello humor nero come nei lungometraggi di Tarantino, bensì si innestano nel progetto di assoluto realismo voluto da De Palma e Stone (quest'ultimo, al fine di scrivere la sceneggiatura, andò spesso a Miami ed ebbe numerosi colloqui con le forze dell'ordine, la DEA, avvocati, criminali ed ex-criminali. Si recò anche in Ecuador, in Bolivia e a Bimini, dove incontrò dei pericolosi narcotrafficanti). Scarface è di fatto, oltre che un esemplare affresco storico che ci mostra il grado di corruzione delle istituzioni politiche, finanziarie e militari, un film di denuncia nei confronti del capitalismo e del sogno americano, la cui cupidigia e amoralità hanno contribuito a plasmare dei veri e propri mostri che si spartiscono soldi e potere seminando morte, degrado e miseria in nome della ricchezza e dell'arrivismo fini a loro stessi. Esemplare la scena in cui un dirigibile passa sopra la casa di Frank Lopez e, davanti agli occhi luciferini di Tony Montana, mostra la scritta "The World is Yours", alludendo al raggiungimento della vetta nel mondo criminale. Ma la discesa da tale vetta sarà altrettanto rapida: Infatti Tony, nonostante De Palma ci mostri continuamente la sua indole violenta, possessiva e ossessionata dai soldi e dall'insaziabile sete di potere, ha un cuore e una morale, due difetti che gli saranno fatali: infatti, in un mondo come quello di Scarface, sono i criminali più scafati, più esperti, meno appariscenti e con meno scrupoli morali i più pericolosi e privi di rimorsi, i veri dominatori della scena. Per Tony il punto di non ritorno sarà il momento in cui si rifiuterà di uccidere una donna innocente col suo bambino, causando il fallimento di un attentato organizzato dagli sgherri di Sosa. Per lui, ormai preda della follia e della cocaina, dopo aver ucciso il migliore amico Manny reo di aver sposato sua sorella Gina (Mary Elizabeth Mastrantonio), vi sarà ancora un momento di lucidità in cui si renderà conto della mostruosità di cui si è reso carnefice e, barricatosi nella sua stanza, farà strage dei killer di Sosa, noncurante delle ferite e del dolore, fino al colpo finale arrivatogli alle spalle. Senza ormai nessuno che lo possa piangere, il suo corpo cadrà nella piscina della lussuosissima villa, proprio davanti alla scultura che porta incisa la frase chiave della sua vita:"The World is Yours". Ha voluto tutto. Ha ottenuto tutto. Ha perso tutto.

Per me Scarface è uno dei film più belli di Brian De Palma, capolavoro tra i capolavori, un dramma potente e triste, che ci fa riflettere sull'inutilità del profitto e sulla vanagloria dell'ambizione, oltre a interrogarci su cosa sia veramente il male e da dove provenga. Non ci sono altre parole per descriverlo, guardatelo e scopritelo da voi, perché in fondo ogni persona ogni tanto avrebbe voluto rispondere così a una domanda del genere:"E cos'è che vuoi prenderti?"-"Il mondo...e tutto quello che c'è dentro".

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