Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Parlare di un Capolavoro come "Scarface" è un'impresa assai ardua; in particolare, risulta quasi impossibile (almeno per me) poterne parlare senza ripetere elementi già argomentati (e meglio) da altri.
Iniziamo dunque dai titoli di testa, con il magnifico tema sonoro composto da Giorgio Moroder (autore delle musiche di tutti, o quasi, i brani contenuti nel film) che commenta le immagini documentaristiche degli sbarchi di massa dei profughi cubani. Un'introduzione che immerge completamente e a forza lo spettatore e la spettatrice all'interno della pellicola, anticipando uno dei temi fondamentali trattati, ovvero il lato oscuro (e autentico) del sogno americano, simbolicamente rappresentato dalla bandiera a stelle e strisce che appare nelle immagini televisive, unica volta in cui la bandiera yankee compare nel film. Il mito statunitense del self-made man viene spogliato dall'ipocrita patina positiva della possibilità di potersi costruire una fortuna grazie alle proprie capacità possibile (secondo i figli del "carissimo" zio sam) SOLO nella 'patria delle opportunità', che accoglie con amore cristiano (e puritano) i figli miseri degli altri paesi brutti e cattivi. De Palma (regista) e Stone (sceneggiatore) sanno benissimo che tutte queste storielline non sono altro che stronzate colossali: NON si costruisce un impero solo col sudore e la buona volontà (e le preghierine e i moralismi non sono altro che fumo per i poveri pirla). Un impero poggia le proprie basi sulla corruzione, sulla spregiudicatezza, sull'assoggettamento del prossimo (massima vergogna del genere umano, per Natura destinato a vivere in piena Libertà) e, soprattutto, sulla Violenza, sullo spargimento di oceani di Sangue. Ciò vale per tutti gli imperi, non solo per quelli apertamente criminali (o "illegali") di stampo mafioso (come quello di Montana), ma anche per gli imperi più legittimati delle enormi imprese multinazionali e grosse aziende nazionali (presenti anche in Italia, e si conoscono molto bene) figlie della sciagurata era capitalista, in particolare post-reaganiana. La regola del sangue vale anche (e soprattutto) per le potenze statali che, esplicitamente o meno, poggiano la loro opulenza (goduta sempre e solo da una percentuale irrisoria della popolazione) sulla colonizzazione, aperta o subdola, degli altri paesi, e gli USA, il sedicente (e sottolineo sedicente) mondo """""libero""""", sono solo il più recente di questi mega-imperi sanguinari e guerrafondai (già Roma, ma anche, e prima, Atene, hanno costruito le basi teoriche di questo sistema schiavista e guerrafondaio). Quello che, però, differenzia Tony Montana da questi imperi, che lo differenzia dal mondo borghese e ipocrita statunitense, è la sua "integrità morale": lui, come dice nell'indimenticabile scena della cena (dove DePalma lo pone sempre in relazione con i borghesoidi che lo circondano e lo scrutano con atteggiamento snob), non ha bisogno di nascondersi dietro bugie e ipocrisie ("Io dico sempre la verità, anche quando mento") per sentirsi migliore, non ha bisogno del "bad guy" per mettere a posto la sua coscienza, perché lui sa benissimo chi e cosa è, e non si vergogna affatto di ciò, neanche nel momento della massima (e disastrosa) decadenza: insomma, nonostante la sua violenza esplicita, il gangster Tony Montana si rivela essere 10000 volte migliore di quei mediocri, ipocriti, disgustosi, perbenisti benpensanti borghesi di merda. Inoltre Montana, a causa della sua rapidissima ascesa, non ha sviluppato la mentalità materialistica e freddamente calcolatrice tipica del sistema mafioso internazionale, riproduzione perfetta del sistema e della mentalità imprenditoriale e statale (capitalisti e politici sono vomitevoli allo stesso livello dei mafiosi). Lui, Tony, non uccide i bambini, e su questo punto egli non cede (e i vari controcampi usati durante l'inseguimento sottolineano magnificamente questo aspetto), ma questa sua Umanità, nella logica utilitaristica del mondo spietato e competitivo in cui ha scelto di vivere (che, ripeto, segue comunque i meccanismi del capitalismo e degli stati), è vista come un'anomalia che deve essere punita. Montana deve pagare perché non è diventato una macchina produttiva (nella logica capitalistica) restando fino alla fine un essere umano, con tutte le emozioni e pulsioni che questo comporta. Il primo (e più pesante) prezzo che Tony sarà costretto a pagare è la definitiva perdita della sua sanità mentale, di cui egli stesso si fa esecutore, cedendo totalmente alla gelosia incestuosa per sua sorella Gina che lo spinge ad uccidere il suo migliore amico Manny. Dopo questo delitto fratricida, sia per il legame profondo (appunto fraterno) che lo univa all'amico, sia per la conseguente morte della sorella, il nostro Anti-eroe brucia completamente ogni minimo contatto con la Realtà, come ci rivela, oltre il fatto che l'attacco alla villa è ripreso dalle telecamere di sicurezza, soprattutto la messa in scena del regista, che costruisce un epilogo all'insegna dell'Esagerazione, dalla montagna di coca in cui si getta il protagonista fino all'enorme quantità di pallottole sparate e alla quasi invulnerabilità di quello che è diventato ormai un Eroe Epico e Tragico. E in virtù di questa tragicità epica la messa in scena non potrà che rimandare al teatro: il terrazzino dove Montana scatena la sua furia è un palcoscenico teatrale, e dopo che egli, colpito di spalle dall'agente di Sosa (il cui look sembra anticipare sia Terminator sia Matrix), precipita nella piscina, la discesa del killer per la rampa di scale destra (o sinistra per il pubblico), ripresa fluidamente dalla mdp, chiude la tragedia. In sovrimpressione abbiamo la dedica a Howard Hawks e Richard Rosson, autori dello "Scarface" originale (che, mi vergogno a dirlo, purtroppo non ho ancora visto).
La rovinosa caduta del protagonista è l'inevitabile conseguenza della sua rapida e fulminante ascesa, sia perché questa rapidità, come già si è detto, gli ha impedito di adattarsi al sistema spietato del potere, sia perché, comunque, nei modi della sua ascesa troviamo anche tutti gli indizi del suo carattere impulsivo che lo porterà all'autodistruzione. Tony, infatti, arrivando dalla miseria più nera, nutre un'invidia profonda per quelli più ricchi di lui e sviluppa di conseguenza un'ambizione sfrenata. Al contrario dell'amico Manny, che si accontenterebbe di un "discreto" benessere, la smania di Montana (come quella di Capone, ispiratore del film originale) è infinita, il suo è un vero e proprio feticismo per il possesso "per amore del possesso", e tutto ciò che otterrà non è altro che il riflesso di questa sua ossessione. La tigre, la villa gigantesca, l'auto lussuosa, anche la stessa Elvira, tutti questi "oggetti" lui desidera non perché gli piacciano in quanto tali, ma perché adora il concetto di possesso (e potere) che rappresentano: come dice a Manny, quello che lui vuole, che lui aspetta è il mondo ("The world, chico. And everything in it"), e non a caso la frase "THE WORLD IS YOURS" è mostrata a metà pellicola, prima che parta il sublime montaggio, sulle note di "Push It To The Limit", che in meno di 5 minuti mostra i risultati del suo successo (poi inizia la caduta). La stessa frase verrà ripetuta prima dei titoli di coda, come ironico epitaffio allo stupido sogno (americano) di Tony.
Analizzata (fin troppo, forse, e probabilmente neanche tanto bene) la "carriera" del nostro eroe, volevo trattare come ultimo aspetto il tema famigliare. Come già si è accennato, il suo affetto per la sorella va ben oltre il semplice legame fratello maggiore-sorellina: il suo attaccamento per Gina presenta, infatti, aspetti quasi erotici, pur rimanendo sempre platonico. Nonostante questa morbosità (non tanto) latente, il suo Amore "fraterno" rappresenta l'unico vero sentimento puro del protagonista, ed è alimentato dall'innocenza iniziale della ragazza. Purtroppo, come col resto della sua vita, Montana arriverà a distruggere anche quest’unico elemento di purezza, e a niente, se non a peggiorare la situazione, serviranno i suoi vani tentativi di mantenerlo in vigore: è bastata soltanto la sua visita in casa della madre (e di Gina) per tracciare il solco fatale che disintegrerà anche la sua famiglia. La madre lo capisce fin dall'apertura della porta: analizzando la scena, notiamo che, quando i tre personaggi sono inquadrati assieme, i due fratelli inizialmente sono di profilo ai lati dell'inquadratura, mentre la madre si "frappone" frontalmente nel mezzo; poi, però, la sorella abbraccia il fratello, spezzando la divisione materna. Insomma, la madre ha capito che, se riavvicinata al fratello, sua figlia sarà destinata alla distruzione, nonostante gli sforzi rabbiosi con cui Tony cercherà di preservarla pura e casta. Infatti, dopo questo incontro sua sorella inizierà a frequentare lo stesso locale del fratello, e da lì in poi lo seguirà nel suo matrimonio con Elvira. Ma la vera distruzione della famiglia avviene quando Tony, ormai condannato alla distruzione, sorprende Manny con la sorella, e uccide il suo migliore amico (per certi versi suo fratello, e perciò ancora più grave come gesto, da parte di tutti e tre i personaggi coinvolti): la sorella, distrutta dal dolore, comprende la dimensione erotica della gelosia del fratello e, in vestaglia, lo assalirà sia sparandogli dei colpi di pistola sia tentandolo col suo corpo, ma purtroppo per lei si trova nel posto più sbagliato dell'Universo nel momento più sbagliato della Storia, e verrà letteralmente travolta dai colpi di mitraglia di un sicario; dopo aver ammazzato il killer, Tony, completamente fuori di testa, grazie anche all'aiuto di una montagna di coca, non si rende (o non vuole rendersi) conto della morte della sorella (e dell'amico) e la 'proteggerà' dai rumori di spari cercando di ripulirla dallo sporco, in una delle scene più toccanti e inquietanti mai riprodotte sullo Schermo.
Passando in rassegna, molto velocemente, altre scene memorabili del film (senza analizzarne i possibili significati, sennò esce un romanzo), non si possono dimenticare la rivolta nel ghetto per immigrati (con omicidio politico), l'incontro con Gina, la scena giustamente cult della motosega (che rivela il potenziale allusivo dell'Arte Cinematografica, grazie alla quale senza mostrare quasi niente lo spettatore rimane psicologicamente turbato), l'attentato a Montana con morte del clown triste Octavio, l'uccisione del boss, l'incontro con Sosa (e impiccagione dall'elicottero di F. Murray Abraham), Tony ed Elvira in piscina, Gina e Manny in auto, etc. etc. etc.
Sul piano "tecnico", DePalma mostra tutta la sua Maestria (e pensare che quei pirla incompetenti e superficiali del Razzie lo candidarono, e forse lo elessero, più volte peggior regista, compreso in questo film), Stone scrive una sceneggiatura straordinaria (e non solo per i 182 fuck), le scenografie sono magnifiche, la fotografia pure, le musiche di Moroder sono indimenticabili e il cast è uno dei migliori della Storia del Cinema, specialmente per il modo impeccabile con cui vengono interpretati i diversi controversi personaggi: Al Pacino, volutamente sopra le righe, è indimenticabile, e il suo Tony Montana, opposto per carattere a Michael Corleone, è nell'Olimpo dei Personaggi più memorabili della Settima Arte (ma questo lo sanno anche i sassi), e inoltre fa un buon lavoro anche sull'accento latinoamericano (e per questo, nonostante l'ottimo Ferruccio Amendola, va visto anche in lingua originale); Michelle Pfeiffer interpreta Elvira con una freddezza glaciale, perfettamente in linea col personaggio; F. Murray Abraham rende benissimo l'antipatia del personaggio; Steven Bauer è azzeccatissimo come Manny (anche per la sua origine cubana); Mary Elizabeth Mastrantonio è magnifica, soprattutto fisicamente, nei panni di Gina; Robert Loggia è ottimo come Frank Lopez (il capo tronfio di Montana, ucciso come uno stronzo qualunque); Paul Shenar fa di Sosa uno spietato criminale internazionale; Miriam Colon è credibilissima come madre cubana immigrata.
Direi che può terminare qui (anche perché sarebbe impossibile dire tutto di questo film) questa recensione su uno dei Pilastri del Cinema, ispirazione di mezzo mondo e mezzo Cinema (perfino la Disney, si veda il mitico Scar), oltre ad aver conquistato anche la tv. Si pensi a "Breaking Bad", che cita più volte questo film e che ha pure 'rubato' qualche attore (come Mark Margolis, il sicario ucciso in auto da Tony che nelle serie interpreta l'anziano Hector Salamanca, e Steven Bauer, nella serie un mega-boss della droga).
Un Capolavoro da vedere assolutamente, cinefili/e o meno.
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