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Scarface

Regia di Howard Hawks, Richard Rosson vedi scheda film

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La recensione su Scarface

di Antisistema
10 stelle

Rivedendo il film in versione restaurata ed in lingua originale con i sottotitoli, credo sia giusto aumentare il suo voto e dargli il massimo possibile, perché Howard Hawks con Scarface (1932), dal nulla praticamente crea un genere e già vi inserisce tutti i topoi caratteristici che noi spettatori conosciamo, cominciando dall'impianto base di ascesa e caduta rovinosa di un gangster, la sfrenata ambizione di potere, la violenza e vari modi di uccidere una persona tramite veloce sortita in automobile, distruzione di un locale tramite dinamite, visita in ospedale con i fiori al cui interno è nascosta l'arma e così via; praticamente mancherebbe solo una rappresentazione della violenza più esplicita e la connivenza del potere politico-giudiziario con la criminalità organizzata, ma questo non era possibile farlo nel 1932, anche perché il film venne tenuto fermo due anni per via della censura, che poi portò nel 1934 alla promulgazione del codice Hayes in vigore sino alla metà degli anni 60'. Un codice di censura così repressivo asfissiante da pregiudicare tante future opere e costringere la maggioranza dei registi a farsi portatrice di un'ipocrita sogno del sogno americano date le condizioni stringenti, però almeno il film colpevole di tutto questo è un capolavoro assoluto, quindi le conseguenze sono un pochino più sopportabili. Scarface è un gangster che sfrutta appieno le potenzialità del cinema sonoro, tramite l'uso eccellente dell'audio e del montaggio sonoro dei colpi che crivellano i malcapitati, l'inizio del film con il leggendario piano sequenza iniziale e la morte del boss Louis messa in scena con forti contrasti di bianco e nero tipici del cinema espressionista, un omicidio che sembra uscito fuori dal Mostro di Dusseldorf di Fritz Lang (1931), immettendo un elemento di eleganza stilistica in un contesto di morte. Tutte le sequenze di morte sono filmate con tale stile, ed in ogni scena di omicidio di un gangster c'è una X che all'epoca era il simbolo con cui nelle foto sui giornali veniva indicata la posizione del cadavere.

Dalla morte di Louis, a cui è succeduto Johnny Lovo (Osgoord Perkins) come capo nell'organizzazione criminale che controlla parte del sud della città di Chicago, il gangster Tony Camonte (Paul Dini) è pronto ad approfittare della situazione per farsi strada ai vertici del potere criminale a suon di omicidi e sparatorie.

 

Paul Muni

Scarface (1932): Paul Muni

 

Sotto l'occhio sinistro Tony ha una cicatrice che gli dona un'aria animalesca, quasi primitiva in tutte le sequenze in cui si sfocia in violenza, perché i rapporti umani sono regolati nel film dalla legge del più forte, Tony ha lo scopo di arrivare più in alto possibile e attratte tutto a sé, d'altronde come dice l'insegna luminosa di fronte alla sua finestra "Il Mondo è Tuo", quindi un'altra critica enorme di Hawks al capitalismo e al sogno americano, temi su cui il paese si fonda sin dalle origini, come il regista dimostrerà nel western Il Fiume Rosso (1948), tramite il personaggio di John Wyane e come lui Tony vuole inglobare tutto a sé, cominciando dalla donna del suo attuale capo, Poppy (Karen Morley) la quale si presterà alle sue attenzioni solo quando vedrà la virilità di Tony, che a suon di armi ha conquistato tutta Chicago ed il mercato dell'alcool di contrabbando. È un mondo triste quello di Scarface, di cui Tony è fascinoso anti-eroe sulla cui figura così come quella degli altri gangsters, non c'è alcun giudizio di tipo moralistico se non quello delle autorità di polizia che spronano i politici ad un'applicazione delle leggi più rigorosa e alla stampa di dipingere la criminalità in modo negativo e non scrivendo editoriali che quasi ne celebrino le gesta dei loro omicidi. Raggiunto l'apice ed il potere a cui aspirava, Tony finisce in una spirale autodistruttiva atta a preservare ciò che ha conquistato, senza lasciare scampo neanche ai suoi familiari come la madre che disapprova la sua vita e la sorella Cesca Camonte (Ann Dvorak), la quale invece adora il fratello, verso cui ha un rapporto morboso di evidente legame che và oltre l'affetto. Non a caso il tutto si conclude nella residenza bunker del gangster, che fatto di tutto per conquistare il potere, per mantenere esso, si barrica in casa dando sfogo alla sua furia distruttiva, con un finale che è l'anti-Scarface di De Palma (1983), poiché qui al sopra le righe vi è la presa di coscienza di aver fatto terra bruciata intorno a sé, d'altronde la pubblicità è la regina delle illusioni.

Tenuto fermo per ben due anni, la censura fece tagliare varie parti del film e stigmatizzo' il ritratto troppo da anti-eroe del protagonista, paventando il rischio dell'emulazione, imponendo tra l'altro la didascalia iniziale con la scritta che la pellicola sia un monito di protesta contro le organizzazioni criminali ed un governo federale che ignora il fenomeno. Boicottaggi vari impedirono al film nonostante il successo di critica, di ottenere grandi incassi e la comunità italiana etichetto' il film come razzista verso di loro, con tanto di proteste della nostra ambasciata ed il film da noi uscirà nel dopoguerra con un adattamento epurativo dai riferimenti italiani, in altri paesi europei la pellicola non uscì come nella Germania nazista per solidarietà verso il nostro paese, così come in Irlanda e Regno Unito. Una circolazione come si deve, si avrà solo dagli anni 70', quando oramai la violenza presente nel film, era stata superata di gran lunga da altre pellicole successive.

 

Paul Muni

Scarface (1932): Paul Muni

 

Film aggiunto alla playlist dei capolavori : 

//www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297

 

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