Regia di Howard Hawks, Richard Rosson vedi scheda film
Il migliore dei film di gangster classici, quello che più si eleva al di sopra del genere: Hawks e lo sceneggiatore Ben Hecht regalano ai personaggi uno spessore e un senso del tragico di livelli shakespeariani, e il risultato è un’opera per nulla invecchiata rispetto ad altri prodotti simili (poi De Palma è riuscito ad attualizzarla in modo geniale, ma questo è un altro discorso). Il consueto modello “ascesa e caduta”, con annesso finale moralistico (al cinema il male deve comunque essere punito), viene arricchito grazie all’approfondimento psicologico del protagonista: un antieroe che si procura la rovina con le proprie mani, ossessionato dall’attrazione morbosa provata per la sorella (è lei la vera donna della sua vita, non quella che ha sottratto all’ex boss come bottino di guerra) e indotto a uccidere per gelosia l’amico fidato che ha osato metterle gli occhi addosso. Ma il superamento delle leggi morali, che Hawks avrebbe voluto rendere più esplicito (sua intenzione era “descrivere la famiglia Capone some se si trattasse dei Borgia di Chicago”), è solo un aspetto del titanismo che informa le scelte di Tony Camonte: l’insegna “Il mondo è vostro” è sempre la sua stella polare, nella parabola ascendente come in quella discendente.
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