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Scarface

Regia di Howard Hawks, Richard Rosson vedi scheda film

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La recensione su Scarface

di steno79
9 stelle

E' uno dei primi film importanti di Hawks e uno dei prototipi più influenti del gangster-movie : sono riuscito fortunatamente a vederlo in una copia originale con sottotitoli. Girato nei primi anni del cinema sonoro, è ammirevole soprattutto per le virtù dello stile registico : ritmo sostenuto con efficaci colpi di scena, notevole padronanza tecnico-espressiva delle inquadrature, puntuale caratterizzazione dei personaggi dovuta a una sceneggiatura di ferro. E' una vicenda che si ispira, pur con alcune libertà, all'ascesa nel mondo criminale di Al Capone, e che verrà ripresa in molti altri film successivi, pochi dei quali potranno competere con quello di Hawks. Molto insistito il leitmotif visivo della croce, utilizzato da Hawks a livello simbolico con qualche eccesso di sottolineatura visiva; anche nella parte che riguarda l'amore incestuoso di Tony Camonte per la sorella Cesca (sorprendentemente esplicito per l'epoca) si trova qualche sovratono melodrammatico di troppo.    Le scene in cui i poliziotti o altre autorità inveiscono contro i gangster invocando l'approvazione di nuove leggi più efficaci sono un po' invecchiate nei loro toni predicatori, mentre i tocchi satirici e umoristici con cui vengono ritratti alcuni dei malviventi vanno sempre a segno. Grande Paul Muni nel ruolo dello sfregiato, con una recitazione che alterna il delirio di onnipotenza a sorprendenti tocchi di humour; al suo fianco, tra gli altri, George Raft (che ritroveremo molti anni dopo in un ruolo simile in A qualcuno piace caldo di Billy Wilder), Boris Karloff, Ann Dvorak come Cesca dalla recitazione un po' enfatica (e devo ammettere che anche il personaggio della madre mi è sembrato piuttosto stereotipato e con un accento italiano piuttosto improbabile).

voto 9/10

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Ultimi commenti

  1. Inside man
    di Inside man

    Una recensione al solito puntuale e su cui concordo. Sull'episodio dell'incesto, in realtà negli anni "20 e "30 (ed ovviamente nelle democrazie occidentali) la soglia del cosidetto comune senso del pudore era decisamente più elevata di quello che solitamente si può immaginare, e le maglie della censura erano relativamente ampie (sul versante passionale gli esempi non mancano). Invece è dal dopoguerra fino alla metà dei "60, che la ns società conobbe una decisa e bigotta involuzione del costume (e non solo). Attualmente registriamo gli evidenti segnali dell'inizio (sigh) di un altro ciclo analogo. Ciao.

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