Regia di Pierre Morel vedi scheda film
Congo 2006: guerra civile, morte, povertà e cinismo occidentale. Un killer ciancicato incontra l’amore (che ha il volto e, nella versione originale, l’ottimo inglese di Jasmine Trinca), ma deve tradirlo per rispondere a una sporca missione. Otto anni dopo lo ritroviamo solo, redento e con una malattia neurologica preoccupante; costretto a tornare in azione perché vittima di una caccia all’uomo. A sette anni da Io vi troverò, Pierre Morel ci riprova: si aggrappa a un altro cinquantenne con l’irresistibile voglia di menare le mani - sebbene Sean Penn non sia noto per i ruoli muscolari - e lo trasforma in una macchina da guerra, con animo infranto e bicipiti gonfi in perenne esposizione. Infarcisce tutto con un messaggio umanitario da filmone hollywoodiano politicamente corretto e location dal grande impatto visivo, ma nella sostanza non si capisce cosa voglia fare del suo film. The Gunman vorrebbe essere un noir classico, ma ha una scrittura debole e senza spessore, come il suo protagonista, e finisce per essere solo la versione “progressista” e retorica dello spiccio e reazionario revenge movie con Liam Neeson. Invece di provare a esistere sul solo piano dell’azione (punto di forza del cinema di Morel, non esattamente Michael Mann), imbastisce maldestramente un discorso sul romanticismo e l’ineluttabilità della violenza, precipitando velocemente verso il ridicolo, raggiungendone quasi la sublimazione in un finale imbarazzante.
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