Regia di Luigi Capuano vedi scheda film
Capuano ebbe la sua discreta fortuna di mestierante fra il secondo dopoguerra e gli anni Sessanta, quando diresse con ritmi da catena di montaggio decine di melodrammoni e di cappa & spada. A quest'ultimo filone appartiene Il boia di Venezia, produzione limitata come le possibilità dei suoi interpreti e come la fantasia a disposizione degli sceneggiatori, fra i quali spicca il nome di Arpad DeRiso (ma sul copione ci sono anche le firme del regista, di Ottavio Poggi e di Milton Krims). Nel cast i volti più noti sono invece quelli di Guy Madison e Lex Barker: si immagini gli altri; l'unico professionista la cui presenza dà (superfluo) lustro al lavoro è Carlo Rustichelli, autore però di una colonna sonora realmente dozzinale. Azione - nemmeno troppa, a conti fatti - e buoni sentimenti rappresentano il fulcro del film; un'ora e mezza che scivola via senza gravi intoppi, ma allo stesso tempo anche senza lasciare alcun tipo di segno. 2/10.
L'inquisizione tenta in ogni modo di eliminare il Doge di Venezia, per assumerne i poteri; il principale ostacolo è il figlio del Doge, che però, all'insaputa di tutti, è illegittimo.
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