Regia di Simon West vedi scheda film
Perché si guarda un film come questo, che, oltre ad essere il remake di Black Jack (film diretto nel 1986 da R.M.Richards, con Burt Reynolds), è la fotocopia sbiadita di una miriade di altri lavori, nei quali l'unico pretesto è quello di girare qualche scena di violenza inaudita raccordando i diversi tratti narrativi con lo sputo? Perché si è alienati nel senso marxiano del termine, condizione cronica di molti, occasionale di alcuni. I quali ultimi possono avere la tentazione di andare a raccogliere questi avanzi di magazzino nella pattumiera di offerta che un'afosissima estate mette loro a disposizione.
Grandguignol a parte, qui c'è davvero pochissimo, come d'altronde in quasi tutti i film interpretati dall'attore meno espressivo di Hollywood: Jason Statham (Redemption, Killer elite, Parker). Il quale ricopre la parte di un giocatore d'azzardo compulsivo che vuole vendicare un'amichetta (Vergara) che è stata sfregiata da un malavitoso palestratissimo (Ventimiglia) e dai suo sgherri. Ci riesce una prima e una seconda volta, ma il boss in ghingheri non gli dà tregua e ci vorrà una terza occasione per risolvere il caso. In mezzo, un ventitreenne che gli si incolla alle costole (Angarano) e un capomafia che si fa chiamare Baby (Tucci). Giuro: nulla di più, a parte le scene dei corpo-a-corpo uno contro molti, girati con lo stile di Pechinpah.
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