La recensione su Joker - Wild Card

di scandoniano

6 stelle

Nick (Jason Statham) è un infallibile mercenario, abilissimo nel combattimento corpo a corpo, che si procura da vivere attraverso lavoretti su commissione. In occasione di uno di questi, finisce per pestare i piedi ad un uomo del pericoloso Baby (Stanley Tucci), con cui andrà alla resa dei conti. Niente, in confronto alla battaglia intestina che Nick vive quotidianamente con se stesso...

Un protagonista tormentato, riflessivo, a tratti interlocutorio. Nick, il personaggio di Statham, è il fulcro di “Joker – Wild card”, film impostato su una certa povertà di eventi (anche, forse) per dare risalto alla psicologia del personaggio, tanto letale nei combattimenti quanto fragile nei rapporti interpersonali (è solo, insicuro, insoddisfatto). A parte Cyrus, una sorta di grillo parlante che rappresenta l’alter ego e la sua coscienza, e la bella Holly, la donna per cui Nick finisce nei guai, Jason è contornato esclusivamente da clienti (da cui capita anche che finga di farsi pestare per aumentarne la stima delle accompagnatrici) o al massimo da conoscenti, come la croupier (una magnetica Hope Davis pre-"Wayward Pines") con cui si gioca una fortuna a Black Jack.

Tutti lo conoscono, nessuno però gli è davvero amico. E il sogno di una vita nel mare della Corsica è perennemente accarezzato ma mai veramente realizzabile, tranne, ovviamente, a seguito dello scontatissimo finale, in cui il protagonista mazzuola per bene una banda intera prima di fuggire, con il primissimo piano che ne riprende il profilo, leit motiv registico di tutto il film, nel suo viaggio via da Las Vegas.

La tematica dell’intimismo al limite del solipsismo prevarica, debordando su tutto il resto, portando in secondo piano anche l’atteggiamento compulsivo di Nick al gioco, che darebbe il titolo al film, e che connota molto più fortemente l’archetipo letterario da cui la storia è tratta.

Altre costanti sono l’urticante, perenne ricorso al ralenti nelle scene d’azione (congegnate a meraviglia sul piano coreografico) e un accompagnamento musicale (che conferma i flebili indizi per cui la storia sembra sia ambientata a fine dicembre). Notevole la fotografia e alcune caratterizzazioni (la Davis, come accennato, ma anche il solito magnetico Stanley Tucci). Un film solo per gli amanti del genere, con l’unica originalità di un personaggio da western in una modernissima città delle luci.

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