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Dragon Trainer 2

Regia di Dean Deblois vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dragon Trainer 2

di lussemburgo
8 stelle

Anche nei film di animazione passa il tempo e gli anni intercorsi tra il primo e il secondo capitolo dei vichinghi si ritrovano nella diegesi del nuovo racconto, con i guerrieri trasformati in cocchieri di draghi in una simbiosi perfetta tra animali e umani. Hiccup, invece, si è inventato esploratore volante in sella al suo sdentato, dotato di armamentario steam-punk per il volo planare e per la guida del suo affettuoso drago nero.

Miscelando Verne, luoghi comuni sui vichinghi e leggende sui draghi, Dragon Trainer 2, come già il capostipite della serie, rinuncia al forsennato citazionismo, caratteristico delle prime produzioni Dreamworks, per scegliere la linearità di una trama articolata. Non serve stratificare la leggibilità per poter interessare insieme un pubblico infantile e lo spettatore adulto se la storia e la sua realizzazione sono sufficientemente interessanti e integrati perché, così, il coinvolgimento e l’apprezzamento saranno univoci senza necessariamente stabilire in fase di produzione un distinto approccio. Proprio mentre la Pixar, forse in ossequio alla convergenza con Disney, perde l’esclusiva dell’originalità e i suoi film si fanno più deboli e ripetitivi, trasformati in brand e serializzati, le altre case di produzione sembrano attingere proprio agli ingredienti originari degli inventori di Toy Story per costruire narrazioni credibili e emozionanti, cercando nella confezione digitale l’artigianato dell’affabulazione.

Ci sono evidenti rimandi ad altri film in Dragon Trainer 2, sin dalla prima scena che echeggia Harry Potter, e la stessa pellicola si inserisce in una proliferazione di draghi che parte da Shrek, passa per il Trono di Spade e percorre Godzilla permeando di questi animali leggendari l’immaginario collettivo contemporaneo. Ma il film integra gli apporti esterni, se ne appropria con coerenza narrativa e lascia sfogare gli elementi cardinali di un nuovo racconto di formazione, drammatico e leggiadro quanto il precedente ma declinato in modi e termini più adeguati allo scarto di età maturato dal protagonista. L’euforia del volo, potenziata dalla stereoscopia, e quasi tangibile nel divertimento del personaggio e dello spettatore, la volontà di esplorazione introduce l’emancipazione di Hiccup, sebbene il rito di passaggio attraversi tappe di lutto e di distruzione che compensano, quasi per contrappasso, l’istinto di fuga e l’eccitazione dei sensi.

Ancora una volta il drago si fa involontario artefice di un evento doloroso, di perdita fisica ed emotiva, a riconoscimento di una natura mai del tutto addomesticata e di una pericolosità latente. La famiglia, evocata, celebrata e contraddetta, si declina in svariate forme di aggregazione sentimentale - compresa l’adozione dei draghi -, per vicinanza e per aspirazione. E la violenza si esprime nella cecità dell’invasamento, latore di morte e devastazione, appigliandosi alla paura e alla sete di vendetta, secondo un progetto che non può che essere egoistico, che rende isolati gli individui, privi di una comunità di riferimento.

Dragon Trainer 2 offre uno spettacolo sensato e poco noioso, spesso bello e a volte trascinante come un vecchio film Pixar, in cui la tecnologia è a servizio della trama con un realismo fotografico che insegue la natura e reinterpreta gli uomini (e i draghi) secondo fattezze più giocosamente artefatte, in un amalgama spettacolare che vuole affascinare piccoli e grandi spettatori.

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